martedì 9 luglio 2019

Mafia Nigeriana. Operazione Hope and Destiny, nove arresti tra Parma e Bologna

Tratta di esseri umani e sfruttamento della prostituzione. Operazione Hope and Destiny della polizia di Stato, nove persone in carcere. Intimidazioni e violenza per convincere giovani ragazze nigeriane a prostituirsi.


Nella mattinata di oggi (9 luglio), all'esito di un'attività di indagine condotta dalla Squadra Mobile di Parma, personale della Questura di Parma, con l’ausilio del personale delle Squadre Mobili di Bologna, Reggio Emilia e Verona e del Reparto Prevenzione Crimine “Emilia Romagna Occidentale”, ha dato esecuzione all'Ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il Tribunale di Bologna Francesca ZAVAGLIA su richiesta del Sost. Proc. Stefano ORSI della Procura Distrettuale Antimafia di Bologna, nei confronti di 9 cittadini nigeriani responsabili di far parte di due distinte associazioni criminali dedite alla tratta di esseri umani dalla Nigeria.

Arrestati e Indagati
Sono stati raggiunti da misura cautelare:
  • ANON Mabel, nata ad Irrua (Nigeria) il 18.05.1980 e residente a Bologna;
  • EROMOSELE Peter, nato ad Uromi (Nigeria) il 23.11.1970 e residente a Bologna;
  • EROMONSELE Musa Frank, nato ad Uromi (Nigeria) il 05.10.1990, domiciliato a Parma;
  • ANTHONY Hilda, nata a Maiduguri (Nigeria) il 24.12.1991 e residente a Parma;
Tutti gravemente indiziati di aver fatto parte, con vari ruoli e con altre persone in Nigeria, di un’associazione a delinquere finalizzata all'organizzazione dell’ingresso clandestino di donne nigeriane sul territorio italiano per far loro esercitare la prostituzione.

  • ADAKA Shedrack, nato ad Ijede Isoko North (Nigeria) il 13.06.1979 e residente a Parma;
  • OSEBHANDRE Cosmos, nato ad Uromi (Nigeria) e domiciliato a Parma in via Savani n. 7;
  • UWUMAHONGIE Blessing Osarumen, nata ad Urora (Nigeria) e residente a Verona;
Sono gravemente invece indiziati di aver fatto parte, con vari ruoli e con altre persone in Nigeria ed in Libia, di un’associazione a delinquere finalizzata alla tratta di donne nigeriane dalla Nigeria all'Italia attraverso la Libia per far loro esercitare, in Italia ed altri Paesi Europei, la prostituzione. Anche per questi tre è stata disposta la misura cautelare della Custodia in carcere.

  • OMORODION Sarah nata a Benin City (Nigeria) il 03.05.1991 e residente a Parma;
È invece indagata per il reato di cui all’art. 12 co. 3 e 3ter D.Lgs. 286/98, per aver finanziato l’ingresso clandestino in Italia di almeno tre donne nigeriane attraverso la Libia, da destinare alla prostituzione sul territorio Italiano.

  • MATHEW Eddy, nato in Nigeria il 15.10.1985, ivi residente, domiciliato a Parma in strada dei Mercati n. 3.
Indagato per i reati di cui all’art. 73 DPR 309/90 per aver ceduto in varie circostanze quantità imprecisate di sostanza stupefacente del tipo marijuana e per lesioni personali nei confronti di una giovane donna nigeriana che si era rifiutata di prostituirsi.

Sono tuttora in corso le ricerche di ADAKA Shedrack ed ANTHONY Hilda che si sono sottratti alla cattura.

Nel corso dell’operazione sono state, altresì, eseguite perquisizioni locali a carico dei medesimi destinatari di misura e di altri 4 soggetti, indagati in stato di libertà nell’ambito del medesimo procedimento, identificati in: E.J. classe ’80; C.K. classe ’93; O.S. classe ’90; O.T. classe ’88.

Operazione Hope and Destiny
L’attività d’indagine ha avuto inizio nell'agosto del 2016, quando una giovane nigeriana, vittima di una violenta aggressione a seguito della quale aveva riportato delle lesioni guaribili con una prognosi di 15 giorni, si è presentata presso gli uffici della Squadra Mobile formalizzando denuncia/querela nei confronti di alcuni suoi connazionali, asserendo che questi, sodali ad un gruppo criminale, l’avevano fatta giungere in Italia con false promesse di un lavoro regolare per poi costringerla a prostituirsi per ripagare il debito contratto.

La circostanza che aveva determinato la donna a sporgere denuncia era certamente da individuare nella violenta aggressione, i cui responsabili sono stati successivamente identificati in EROMONSELE Musa Frank e MATHEW Eddy, che avevano agito al fine di punire la donna per la sua fuga dall’appartamento in cui era stata collocata per esercitare il meretricio.

La giovane, di fronte agli agenti della Squadra Mobile, dopo un primo momento di ritrosia, ha spiegato di esser giunta in Italia nell'aprile del 2016, in quanto un uomo conosciuto nella città di Lagos (tale Godfrey), le avrebbe prospettato la possibilità di un trasferimento in Italia dove, grazie ad una donna da lui conosciuta, avrebbe potuto continuare gli studi interrotti in Nigeria e trovare un lavoro.

La ragazza avrebbe accettato la proposta e sarebbe stato lo stesso Godfrey a procurarle i documenti per il viaggio (passaporto e visto di ingresso), nonché i biglietti aerei per il volo con destinazione Bologna. Accolta in aeroporto da un uomo, poi identificato EROMOSELE Peter, la giovane è stata condotta in un’abitazione della città Felsinea dove ha conosciuto ANON Mabel che, dopo averle detto che aveva un debito con lei di 45.000 €, immediatamente le ha requisito il passaporto e, senza giri di parole, le ha detto che l’avrebbe ripagato prostituendosi per lei nella città di Parma, minacciandola che, se avesse chiamato la polizia, avrebbe fatto ammazzare i suoi genitori in Nigeria.

La giovane, dunque, è stata condotta da EROMOSELE Peter in un appartamento in via Corso Corsi a Parma ed affidata alla “vigilanza” ed al “controllo” del fratello di Peter – EROMONSELE Musa Frank, e della compagna di quest’ultimo ANTHONY Hilda, la quale svolgeva anch’essa l’attività di meretricio ed era stata introdotta nell’organizzazione capeggiata da ANON Mabel, proprio per svolgere il ruolo di controllo sulle “sue” ragazze (come riscontrato dalla successiva attività tecnica). Continuando nel racconto, la giovane ha spiegato che, intimorita dalle minacce di ANON Mabel e dal controllo esercitato su di lei da ANTHONY Hilda ed EROMONSELE Musa Frank, è stata costretta a prostituirsi nell’appartamento di via CORSO CORSI fino al mese di agosto, dando tutto il ricavato ad ANTHONY Hilda che, a sua volta lo consegnava ad ANON Mabel ed EROMOSELE Peter tramite accrediti postepay o personalmente quando i due passavano da Parma. Ad agosto, la giovane, stanca delle angherie subite, insieme ad un’altra giovane nelle sue stesse condizioni, è scappata dall’appartamento, rifugiandosi presso un “presunto” amico nigeriano conosciuto a Parma (identificato in ADAKA Shedrack); tuttavia, è stata presto rintracciata da EROMONSELE Musa Frank che, con l’appoggio di MATHEW Eddy, le ha fatto capire quanto fosse difficile sottrarsi al giogo dell’organizzazione. Dopo pochi giorni, la giovane si è nuovamente presentata negli Uffici della Squadra Mobile, spiegando che aveva iniziato a ricevere delle telefonate minatorie dalla Nigeria da una persona che lei riteneva vicina a GODFREY con cui le intimavano di restituire quanto dovuto ad ANON Mabel.

I primi accertamenti svolti dal personale della Squadra Mobile, hanno permesso di riscontrare pienamente le parole della giovane e di identificare compiutamente i soggetti da lei indicati; Contestualmente, gli approfondimenti svolti sul conto dello stesso ADAKA Shedrack, hanno consentito, sin da subito di ipotizzare che il suo vero scopo, lungi dall’essere quello di affrancare la giovane dal giogo del gruppo di ANON Mabel e renderla libera, fosse quello di “sottrarre” una risorsa alla stessa e farla “propria” garantendo, per sé, una fonte di guadagno.


Questa ipotesi investigativa, supportata anche dagli esiti delle prime attività tecniche, ha trovato un ulteriore riscontro nei primi mesi del 2017, quando una seconda ragazza nigeriana ha sporto, presso il Comando della Polizia Locale, una denuncia per maltrattamenti e violenza sessuale a carico dell’uomo.

La giovane, risentita dal personale della Polizia di Stato, ha raccontato tutta la sua storia, descrivendo con puntualità il viaggio che, attraverso il deserto del Sahara ed il mar Mediterraneo, l’aveva condotta nel settembre del 2015 sulle coste italiane, per poi esser collocata presso il CARA di Verona. La ragazza ha spiegato che giunta in Libia, per il tramite di una sua amica che aveva fatto insieme a lei il viaggio dalla Nigeria, ha parlato per la prima volta con ADAKA Shedrack, il quale le avrebbe prospettato la possibilità di lavorare come cameriera presso il suo ristorante in Italia, offrendosi di pagarle il viaggio.

Accettata la proposta ed affidatasi all’organizzazione di ADAKA Shedrack, la giovane è stata alloggiata, prima, presso il “ghetto” di Adams nella città di Sebha e, successivamente, presso il “ghetto” di Osas a Tripoli, dove sarebbe rimasta per alcuni giorni prima di essere caricata, insieme ad altre 300 persone, nella stiva di un barcone che l’avrebbe condotta sull’isola di Lampedusa. Dopo due mesi di permanenza presso il CARA di Verona, la giovane ha raggiunto a Parma il suo “benefattore” ed è solo in quel momento che ha scoperto che non vi era alcun ristorante presso cui lavorare, che aveva contratto un debito di 40.000,00 € per il viaggio e che per ripagarlo, si sarebbe dovuta prostituire. Continuando nel suo racconto, la giovane ha spiegato che ADAKA Shedrack, in alternativa al pagamento, le avrebbe chiesto di sposarlo e, ricevuto il suo rifiuto, l’avrebbe stuprata e rinchiusa in una camera da cui sarebbe uscita solo dopo alcuni giorni per partire, insieme ad una tale Angel (poi identificata in O.S. classe ’90) alla volta di Losanna (CH), dove è stata costretta a prostituirsi fino al marzo 2016 consegnando l’intero ricavato ad ADAKA Shedrack, per il tramite della sua madame.

Rientrata in Italia, sotto la minaccia continua di ADAKA Shedrack e dei suoi accoliti, la giovane è stata costretta ancora a prostituirsi a Parma e nella città di Verona fino a quando ha deciso di denunciare il suo aguzzino, cercando rifugio presso quello che sarebbe poi diventato il suo compagno: a partire da questo momento, sono iniziate le minacce verso i suoi familiari a Benin City.

Anche le parole di questa seconda ragazza, sono state riscontrate dai primi accertamenti e la successiva articolata attività investigativa, ha consentito di individuare l’esistenza di due distinti sodalizi criminali composti da cittadini nigeriani, accomunati in gran parte dei casi da vincoli di parentela, dediti alla tratta di giovani donne, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e allo sfruttamento della prostituzione: Il gruppo “Bolognese” facente capo ad ANON Mabel ed al marito EROMOSELE Peter e quello “Parmigiano” al cui vertice si attestava ADAKA Shedrack.

Tuttavia, al di là delle espressioni “Bolognese” e “Parmigiano” utilizzate esclusivamente per distinguerli, entrambi i gruppi - in cui il GIP ha rinvenuto i crismi dell’associazione a delinquere di cui all’art. 416 c.p. – si caratterizzavano per una struttura transnazionale e per una rete di contatti nel Nord Italia ed in altri paesi europei che consentiva loro di gestire i propri interessi fuori dalle due città in cui le figure apicali avevano fissato la propria sede. Ed invero, la prima organizzazione, che si strutturava principalmente intorno alle tre figure di ANON Mabel e del marito EROMOSELE Peter (i quali, in Italia, nell'interesse comune del gruppo, gestivano, rispettivamente, lo sfruttamento della prostituzione delle giovani connazionali fatte giungere dalla Nigeria e lo spaccio di stupefacenti, nonché i rapporti con gli interlocutori e i “clienti” del sodalizio) e di Godfrey (figura apicale del gruppo), aveva sicuramente ramificazioni, oltre che a Parma, a Catania, in Toscana, a Torino ed appoggi in Olanda; Mentre, la seconda organizzazione, facente capo ad ADAKA Shedrack e che si avvaleva, tra gli altri, dell’apporto di tale ADAKA Godwin dimorante in Nigeria (il quale curava gli aspetti finanziari e la selezione delle ragazze) e di tale OSAS (che gestiva un cosiddetto “ghetto” a Tripoli dove le ragazze attendevano la partenza dalle coste libiche) aveva propri contatti a Verona, a Losanna (CH) ed a Montpellier (FR) dove avviava alla prostituzione le proprie donne.



La “principale” attività criminale del c.d. gruppo “bolognese, al cui vertice si collocavano GODFREY ed i coniugi ANON Mabel ed EROMOSELE Peter, era senza dubbio il finanziamento e l’organizzazione dei viaggi dalla Nigeria per consentire l’ingresso clandestino in Europa di loro connazionali, sia uomini che donne; alcune di queste donne, con l’apporto di EROMONSELE Peter ed ANTHONY Hilda, venivano avviate alla prostituzione e gestite “in proprio” dall’organizzazione, mentre altre venivano “consegnate” a connazionali già stabilitisi in Italia che le “commissionavano” e le “selezionavano” in base all’età ed alla provenienza geografica.

Un’organizzazione ben rodata che si avvaleva del “più sicuro” vettore aereo per il viaggio verso l’Italia e che garantiva ai propri “clienti” il disbrigo delle pratiche burocratiche quali l’ottenimento di un passaporto, il rilascio del visto, la provvista economica ed il valido alloggio in Italia da dimostrare ai controlli in frontiera.

Quegli stessi passaporti creati con false generalità, venivano recuperati dopo l’arrivo in Italia e riutilizzati per il viaggio di altri clandestini. Il prezzo complessivo del “servizio” richiesto ai “committenti” era di 7/9000 € per gli uomini e 10/12000 mila euro per le donne, con la clausola che per le donne era possibile un pagamento dilazionato nel tempo, mentre per gli uomini era necessario pagare la metà del prezzo pattuito prima della partenza e saldare al loro arrivo in Italia. Naturalmente, queste erano le cifre che l’organizzazione pretendeva dai propri clienti i quali, a loro volta, avrebbero preteso dalla “propria gente” un pagamento di una somma non inferiore ai 45/50000 € per potersi affrancare dal loro controllo.

Lo spaccio di sostanze stupefacenti
Il traffico di stupefacenti era un’attività sicuramente collaterale rispetto al “cuore” del contesto criminale emerso dall'attività investigativa, ma rappresentava al tempo stesso un “collante” che accomunava ed univa tutti i protagonisti “italiani” del gruppo “bolognese”. Da MATHEW Eddy, attualmente in carcere in espiazione di un definitivo per traffico di sostanze stupefacenti, il quale si riforniva di stupefacente anche da EROMONSELE Musa Frank, fino a ANTHONY Hilda che si procacciava la marijuana da cedere ai propri clienti. Tuttavia, la figura di spicco nell’ambito del traffico di droga, era senz’altro quella di EROMOSELE Peter. Questi infatti, che nelle attività di sfruttamento della prostituzione e del favoreggiamento della immigrazione, svolgeva un ruolo ancillare rispetto alla moglie ANON Mabel, nel settore del traffico di stupefacenti, rappresentava la figura apicale del gruppo capace di intessere rapporti con connazionali in Olanda per l’acquisto di cocaina.

Il gruppo parmigiano
Al pari del gruppo “bolognese” anche il gruppo “parmigiano” aveva come proprio core business l’introduzione clandestina sul territorio nazionale di giovani connazionali da avviare alla prostituzione. A differenza dei primi, tuttavia, ADAKA Shedrack, grazie alla presenza di un suo accolito in Nigeria che selezionava le giovani e ne gestiva la partenza dalla madre patria e ad una fitta rete di rapporti con un’organizzazione criminale di stanza in Libia che gestiva la permanenza dei migranti nelle città di Sebha e Tripoli ed organizzava le traversate del Mediterraneo a bordo di fatiscenti barconi, faceva giungere la “sua gente” in Italia attraverso la pericolosissima rotta del mare.

Le parole della seconda persona offesa che ha puntualmente descritto le modalità con cui ha raggiunto l’Italia e le condotte di ADAKA Shedrack in Italia, hanno trovato puntuale riscontro nelle risultanze dell’attività indagine durante le quali è stato possibile documentare il viaggio migratorio di una seconda vittima, la quale dopo il suo arrivo in Italia ed una breve permanenza presso il CARA di Foggia, è stata condotta in Francia ed affidata al controllo di una madame che, per conto di ADAKA Shedrack, l’avrebbe avviata alla prostituzione. Nonostante le “sue ragazze” fossero lontane e sottoposte alla vigilanza di madame di fiducia che ne gestivano il lavoro non lesinando minacce e violenze, ADAKA Shedrack esercitava un controllo continuo su di loro al fine di garantirsi la loro fedeltà assoluta ed imporre, contro la loro volontà, di prostituirsi. L’uomo, per raggiungere questo obiettivo, metteva in atto una sorta di condizionamento psicologico delle giovani, alternando blandizie a violente minacce, imponendosi come unica figura di riferimento in quella terra per loro straniera, mirando a destabilizzare la psiche di queste e renderle docili alla sua autorità.

È stato inoltre accertato che il gruppo “parmigiano”, ha consentito, con le medesime modalità, l’ingresso in Italia di almeno altri 3 uomini nigeriani. Le conversazioni successive al loro arrivo in Italia, hanno evidenziato la puntuale conoscenza, da parte di ADAKA Shedrack, della macchina amministrativa italiana e del suo funzionamento, nella misura in cui indottrinava i “suoi” uomini sulle “storie” da raccontare in sede di audizione in Commissione Territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato, fornendo lui stesso delle storie già utilizzate da altri e cercando di veicolare l’inoltro della relativa domanda verso una provincia, anziché un’altra, al fine di evitare che la stessa “storia” fosse raccontata presso la medesima commissione.

Importanza strategica nell’ambito dell’organizzazione “Parmigiana” era, infine, rivestita dalla veronese UWUMAHONGIE Blessing Osarumen, la quale gestiva i trasferimenti di denaro tra la Nigeria e l’Italia mediante l’antichissimo sistema Hawala, garantendo così al gruppo, in tempi rapidissimi, i movimenti di fondi necessari per l’attività criminosa privi di alcuna tracciabilità.

I rituali juju
Le vittime di questo organizzatissimo traffico di esseri umani erano certamente legate ai propri carnefici con l’intimidazione, la minaccia e la violenza agite nei loro confronti e nei confronti dei loro familiari in madre patria, tuttavia, è stato possibile accertare che alcune di esse fossero state, altresì, sottoposte a rituali juju per incatenarle ad un giuramento di obbedienza nei confronti della propria madame.

È il caso della giovane nigeriana che aveva condiviso con la prima denunciante l’appartamento di via Corso Corsi che, nel corso di una conversazione con un proprio conoscente, spiegava che al suo arrivo in Italia, era stata costretta da ANTHONY Hilda a prestare un giuramento di fedeltà dinanzi ad uno stregone e che per liberarsi da questo giuramento, oltre al pagamento del debito contratto, avrebbe dovuto donare allo stregone stesso del denaro e delle stoffe preziose. Oppure il caso di una delle ragazze fatte giungere in Italia da OMORODION Sarah: nel corso di una conversazione telefonica con la sua referente nigeriana che si stava occupando del viaggio della “sua” ragazza, questa la rassicurava sull'affidabilità, dicendole che la giovane era stata sottoposta a giuramento con rito juju in cui lei era stata presentata come sua madame.
(La Repubblica)


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