sabato 29 ottobre 2016

Premio Sakharov 2016 dell'Unione Europea a due donne yazide, ex schiave sessuali dell'Isis

Sono Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar, rapite e vendute a più riprese come schiave dai miliziani. Il premio del Parlamento europeo assegnato a chi si distingue nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Nadia Murad
Rapite e vendute a più riprese come schiave dai miliziani dell’Isis dopo aver assistito al massacro dei loro familiari, scappate dai territori dello Stato islamico e divenute simbolo tanto delle vittime della violenza sessuale dei terroristi del Daesh quanto del genocidio yazida.

Il premio Sakharov 2016 è assegnato ogni anno dal Parlamento europeo a persone o associazioni che si distinguono nella difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

Originarie del villaggio di Kocho nel Sinjar, nel nord dell'Iraq, Nadia e Lamiya hanno raccontato il loro calvario: rapite dai jihadisti e rese schiave sessuali dai combattenti. Le due donne sono da tempo impegnate nella difesa della comunità yazida in Iraq e delle donne vittime di violenza sessuale delle milizie Isis.

Il loro villaggio, vicino a Sinjar, è stato distrutto dalle truppe dell'Isis nell'estate del 2014. Insieme a migliaia di altre ragazze yazide, furono rapite e costrette a subire ogni genere di vessazioni sessuali da parte dei miliziani del 'califfato'. Murad, che ha vinto anche il premio Vaclav Havel attribuito dal Consiglio d'Europa, sta lavorando affinché sia riconosciuto il genocidio degli Yazidi, una minoranza religiosa vittima dei fondamentalisti sunniti.

"Nadia e Lamiya sono un incoraggiamento ed un simbolo per noi a non aver paura dell’Isis e del terrorismo. Sono state testimoni di atrocità senza precedenti e hanno intrapreso un lungo cammino per ricevere la protezione dell’Europa. Ora noi siamo obbligati a sostenerle per garantire che la loro testimonianza eviti l’impunità"
(Martin Schulz, Presidente del Parlamento Europeo)

Nadia e Lamiya
3 agosto 2014. È questa la data in cui inizia l’incubo delle due ragazze yazide. Quel giorno, nella sua offensiva in Iraq, l’Isis occupa il loro villaggio, Kocho, vicino al confine con la Siria. Il 15 agosto i miliziani massacrano gli uomini e separano le donne, uccidono le anziane e riducono in schiavitù le altre. Nadia, allora 21enne, e Lamiya, 16enne, al pari delle loro sorelle vengono vendute a più riprese, obbligate a soddisfare i desideri sessuali dei soldati di Daesh.

Nadia, prigioniera a Mosul, viene anche forzata a fabbricare bombe e cinture esplosive. Poi, dopo 4 mesi di sequestro, riesce a scappare grazie all'aiuto dei vicini, raggiunge un campo per rifugiati nel nord del Iraq e quindi la Germania.

Per Lamiya la fuga è stata ancora più dura. Dopo diversi tentativi, la sua famiglia paga dei trafficanti e riesce a farla uscire dai territori controllati dall’Isis, ma mentre sta arrivando nel Kurdistan iracheno una mina anti-persona uccide due membri del suo gruppo e la ferisce agli occhi, rendendola quasi cieca. Riesce comunque a proseguire la fuga fino ad arrivare anche lei in Germania, dove viene curata e ritrova le sorelle e i fratelli scappati all'Isis.

Una volta liberate, le due yazide hanno imbracciato la via della testimonianza in prima persona delle atrocità dell’Isis. Il 16 dicembre 2015 Murad prende la parola durante la prima sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu dedicata alla tratta di esseri umani, racconta la sua esperienza per mobilitare la comunità internazionale nella salvezza del popolo yazida e nella liberazione delle schiave.


"Lo Stato islamico non è venuto solo per ucciderci, noi donne e ragazze, ma anche per prenderci come bottino di guerra e venderci al mercato per due lire, o anche gratis"

Nel settembre di quest’anno Nadia diventa la prima ambasciatrice dell’Onu per la lotta alla droga ed il crimine organizzato ed in ottobre riceve il Premio Vaclav Havel per i diritti umani del Consiglio d’Europa.

Dopo essersi rimessa dall'esplosione, anche Lamiya ha iniziato la sua attività di testimonianza a difesa del suo popolo e di sostegno ed aiuto alle donne ed ai bambini vittime della schiavitù e delle barbarie dell’Isis. Il 14 dicembre prossimo lei e Nadia riceveranno il Premio Sakharov durante una seduta solenne della plenaria del Parlamento a Strasburgo.
(La Stampa)

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