Cara di Borgo Mezzanone, Foggia |
Victory, nigeriana di 23 anni, era stata foto-segnalata il 6 luglio di quest’anno, quando sbarcò a Reggio Calabria prima di giungere nel Foggiano. L’identificazione è avvenuta mediante il sistema automatico per il riconoscimento delle impronte digitali archiviate presso la banca dati Afis.
La ragazza viveva nel ghetto di fortuna (la cosidetta "pista") che si trova a ridosso del Cara di Borgo Mezzanone. A trovare il corpo, completamente denudato, è stato un ospite del centro di accoglienza mentre si stava recando a lavoro.
Il cadavere presentava ustioni su varie parti del corpo compresi il viso e la testa. Dall'autopsia sono emersi segni di violenza. La ragazza è stata soltanto stordita prima di essere bruciata viva.
A scatenare il brutale omicidio potrebbe essere stato un tentativo di violenza sessuale (pantaloni e scarpe della donna sono stati ritrovati lungo la strada) oppure il tentativo di ribellione della ragazza a chi voleva introdurla nel mercato della prostituzione.
Cara di Mineo, Catania |
L’hanno sottoposta ad una violenza di gruppo per giorni, dopo averla drogata e dopo l’hanno pure minacciata che se mai avesse raccontato la sua brutta storia alla polizia, l’avrebbero uccisa. Sono quattro i nigeriani ospitati all'interno del Cara di Mineo e fermati dagli agenti del commissariato di Caltagirone ai quali si è rivolta la vittima una ragazza anche lei nigeriana.
Tutto inizia la notte tra il 14 e il 15 dicembre in un alloggio del Cara occupato prevalentemente da nigeriani. La sera si fa festa e tra gli invitati pure una giovane alla quale un gruppetto offre una bibita dal sapore strano. È una bevanda con della droga che fa precipitare nel sonno profondo la ragazza. Il suo risveglio è un incubo, si ritrova in un letto assieme a quattro balordi che a turno la violentano, e che iniziano pure a picchiarla per intimorirla ed evitare che racconti la sua disavventura alla polizia. Lei però riesce a scappare a trovare rifugio nell'alloggio della sorella.
Assieme a lei il giorno dopo chiede aiuto al rappresentante nigeriano presente al Cara, ma i balordi non demordono, la notte tra il 16 e il 17 la picchiano ancora una volta con un bastone e minacciano di rappresaglia il rappresentante della comunità nigeriana.
La svolta il giorno successivo proprio quando la vittima riesce a fuggire dal centro di accoglienza di Mineo e si presenta in questura a Caltagirone. A quel punto entrano in azione i poliziotti che sottopongono a fermo di polizia giudiziaria i quattro nigeriani autori delle violenze e perquisiscono l’alloggio dove sono avvenute le violenze all'interno del quale trovano pure i bastoni utilizzati dai quattro per picchiare la ragazza. Per loro accuse pesantissime: violenza sessuale di gruppo, lesioni e danneggiamento.
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