mercoledì 8 giugno 2016

Orribile a Mossul, bruciate vive perché si sono ribellate alla schiavitù sessuale

Bruciate vive 19 donne yazide. L’ennesimo orrore dell'Isis. "Hanno rifiutato di diventare schiave sessuali". Le ragazze giustiziate in piazza a Mossul dentro a una gabbia.

Bruciate vive dentro una gabbia di metallo per essersi rifiutate di concedersi come schiave sessuali ai combattenti dell’Isis. È la terribile sorte toccata a 19 ragazze yazide a Mossul, la capitale del Califfato in Iraq.

Puniti come "politeisti". Le giovani erano state rapite nel Mount Sinjar, una zona a maggioranza yazida a Ovest di Mosul, vicino al confine con la Siria. Nell'agosto del 2014 l’area è stata occupata dall’Isis e sottoposta a una spietata pulizia etnica. Gli yazidi, che praticano un culto originale né cristiano né islamico, sono considerati politeisti dagli oltranzisti sunniti e quindi punibili con la morte o la deportazione se non si convertono. La stessa interpretazione salafita del Corano consente di ridurre in schiavitù le donne e di venderle di preferenza ai combattenti la jihad.

Migliaia di prigioniere. Oltre 3500 yazide sono state catturate dall’Isis. Il Mount Sinjar è stato liberato lo scorso autunno da un’offensiva dei curdi, sia siriani che iracheni. Migliaia di uomini e donne erano stati liberati ma per quelli condotti a Mossul, o anche in Siria fino a Palmira, il destino era segnato.

Nella pubblica piazza. L’esecuzione delle 19 giovani è avvenuta in piazza davanti a centinaia di persone. Le ragazze, chiuse in gabbie di ferro, sono state date alle fiamme e "nessuno ha potuto fare niente per salvarle"

Come il pilota giordano. L’esecuzione ricorda quella del pilota giordano Muad Kasasbeah, catturato a Raqqa nel dicembre del 2014 e bruciato vivo nel febbraio del 2015. È avvenuta lo scorso fine settimana. Secondo l'ONU sono in totale 3.500 le donne yazide nelle mani del Califfato.

"Sun Girls"
Le "Sun Girls" yazide dichiarano guerra all’Isis, "Ci hanno violentato, noi li uccideremo". Una musicista ha dato vita a una milizia tutta al femminile: 123 ragazze tutte animate da uno spirito di vendetta implacabile.

"Ci hanno violentato, noi li uccideremo". È implacabile il senso di vendetta di Xate Shingali, musicista di etnia yazida, che ha dato vita a una milizia tutta al femminile per combattere contro i carnefici al servizio del califfo Abu Bakr al-Baghdadi. L’obiettivo è quello di vendicare il sangue versato dalle sue sorelle e dai suoi fratelli per mano dell'Isis, giovani donne costrette a diventare schiave del sesso, o ragazzi decapitati dai boia del califfato.

Ecco allora che l’artista ha reclutato sino ad oggi 123 ragazze dai 17 ai 30 anni, tutte animate da uno spirito di vendetta implacabile, tutte pronte ad affrontare il rischio di essere uccise o di diventare loro stesse schiave sessuali e vittime di stupri o massacri.

Ma ognuna delle giovani reclute della milizia chiamata il battaglione delle "Sun Girls", non sembra aver paura. "Anche se mi uccidono, urlerò sono yazida". La popolazione yazida è stata quella più colpita dalle violenze dello stato islamico iniziate con l’occupazione della provincia di Sinjar, nel nord dell’Iraq, poco dopo la caduta di Mosul del giugno 2014.

Da qui la sete di vendetta che ha spinto la 30enne artista, Xate Shingali, a scendere in campo con altre donne. Le "Sun Girls" vengono addestrate dai guerriglieri curdi che insegnano loro in particolare ad utilizzare i fucili Ak-47. Le ragazze dicono di aver ricevuto la benedizione dalle rispettive famiglie e questo fa capire il profondo dolore e la voglia di riscatto di questa popolazione. "Abbiamo ancora bisogno di addestrarci. Ma siamo pronte a combattere l’Isis in qualsiasi momento".
(La Stampa)





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