lunedì 19 settembre 2016

Asti, ragazze nigeriane richiedenti asilo costrette a prostituirsi in città

Avevamo già denunciato il fenomeno delle ragazze nigeriane richiedenti asilo ospiti di centri di accoglienza e che sono costrette a prostituirsi. Un fenomeno che dimostra la forza penetrativa della mafia nigeriana, che riesce ad entrare fin dentro i centri di accoglienza italiani.

Dal CARA di Mineo a quello di Foggia, fino ai centri di accoglienza più piccoli, dove le ragazze nigeriane sono controllate e andate a prendere perfino all'interno le strutture, in beffa a tutti i controlli.

Ad Asti nei giorni scorsi due ragazze nigeriane rispettivamente di 21 e 25 anni sono state identificate mentre erano a bordo dell'auto di un "cliente" italiano sospettato anche di essere una specie di tassista di nigeriane (trasportava le ragazze sul "posto di lavoro") e per questo denunciato per favoreggiamento della prostituzione.

Le due ragazze nigeriane invece erano ospiti di un centro di accoglienza di Torino in attesa dell'esito della domanda di asilo, e ogni giorno prendono il treno dal capoluogo piemontese per prostituirsi durante le ore notturne ad Asti e quindi rientrare a Torino in mattinata. Il caso è stato segnalato alla Procura di Torino per gli approfondimenti del caso.

Non è la prima volta che le forze dell’ordine astigiane si trovano davanti a vicende simili. Nelle scorse settimane la polizia municipale di Asti aveva multato due nigeriane, ospiti di strutture di accoglienza di Torino e Genova, per la violazione dell’ordinanza del sindaco che vieta la prostituzione su strada in città.

Un radicale cambio di strategia della mafia nigeriana da noi già segnalato in passato e che sfrutta la lentezza della burocrazia italiana e i tempi lunghi con cui le richieste di asilo vengono esaminate. Se negli anni scorsi alle ragazze nigeriane sfruttate venivano tolti i documenti come forma di ricatto per costringerle a prostituirsi, adesso e con sempre maggiore frequenza, sono gli stessi sfruttatori che obbligano le ragazze nigeriane a fare la richiesta di protezione internazionale.

Si sfrutta il tempo necessario all'esito della domanda, una media di 12-18 mesi, e se anche l'esito fosse sfavorevole, c'è sempre la possibilità di presentare appello, e quindi altri mesi in cui la ragazza potrà essere sfruttata. Nel frattempo anche se queste ragazze venissero identificate dalle forze dell'ordine mentre si prostituiscono, come nel caso di Asti, non potranno essere fermate perché in possesso di documenti regolari e perché in Italia il solo fatto di prostituirsi NON è reato.

Per le varie mamam e la mafia nigeriana una media di 18-24 mesi in cui possono sfruttare e controllare queste ragazze praticamente senza rischi

Lo scorso anno le ragazze nigeriane arrivate in Italia dalle coste libiche sono state più di cinquemila, un trend che si sta confermando anche per il 2016, sono sempre più giovani, una su 5 è minorenne e quasi tutte destinate alla prostituzione coatta. Il filtro che viene attuato subito dopo gli sbarchi non funziona, ci vorrebbero più operatori capaci di distinguere le situazioni di sfruttamento. Queste ragazze finiscono nel circuito "normale" dei centri di accoglienza dove vengono ri-contattate da coloro che le hanno fatte arrivare in Italia.

Un altro "filtro" che non funziona è quello del colloquio che viene attuato dopo che queste ragazze hanno presentato la domanda d protezione internazionale, burocrati e funzionari incompetenti trattano questi casi ancora con troppa superficialità e impreparazione, lasciando queste giovanni donne in balia di sfruttatori e mamam.


Articolo a cura di
Maris Davis

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