venerdì 21 giugno 2019

Quello che Salvini non vi dirà mai. Gli sbarchi "beffa" continuano a Lampedusa e in Sicilia

Due giorni fa uno sbarco-beffa a Lampedusa. In 45 approdano sull'isola e poi fanno perdere le loro tracce.


Ieri nave madre lascia barchino a 25 miglia da Lampedusa e poi fugge. Tre gommoni alla deriva con centinaia a bordo portati a terra dalla Guardia di Finanza.

Durante la notte in cento riescono ad entrare nell'isola con barchini partiti da una nave madre battente bandiera libica.

E ancora oggi, in cento sono arrivati alla spicciolata a Trieste (via terra) dalla Slovenja. Segno evidente che anche la rotta balcanica ha ripreso vigore.

Tutto questo mentre il ministro Salvini ci pontifica che Sea Watch deve restare "prigioniera" con il suo carico umano a sole poche miglia dai nuovi arrivi "beffa"

Nessuna parola del ministro sugli "sbarchi beffa". Della serie, mentre tutti i media e l'attenzione sono concentrati su 43 persone impossibilitate a sbarcare per il divieto "razzista" di un ministro, nel frattempo almeno trecento persone (in pochi giorni) sono comunque riuscite ad entrare in Italia, via terra o via mare, in barba al ministro dei "porti chiusi"

È evidente anche ai profani che ormai i "trafficanti di uomini", quelli veri e non quelli che salvano vite in mare, hanno cambiato strategia. I migranti vengono portati a 20-25 miglia dalle coste siciliane con "navi madri" e quindi caricati su barchini e gommoni, e affidati al loro destino.

Ancora migranti a Lampedusa, ma non quelli della Sea Watch
Ancora una volta portati a terra dalle motovedette italiane, mentre i 43 a bordo della Sea Watch sono al loro decimo giorno da "ostaggi" sulla nave umanitaria tedesca a cui il governo nega l'ingresso in acque territoriali semplicemente per un puro calcolo politico e propagandistico.

Gli 81 approdati nelle prime ore del mattino a Lampedusa sono entrati in acque italiane indisturbati, anzi seguiti dall'alto da un velivolo di Frontex che aveva individuato la barca su cui viaggiavano già ieri pomeriggio mentre erano a 25 miglia da Lampedusa lasciati in zona Sar maltese da un peschereccio battente bandiera libica che alcune ore dopo è stato fermato da una motovedetta della Guardia di finanza italiana. E in mattinata sono arrivati altri due barchini con 19 persone a bordo.

Il peschereccio dei trafficanti, dopo aver fatto scendere i migranti su un gommone che portava a traino, si era subito allontanato facendo ritorno verso la Libia. È un metodo collaudato, quello della nave madre, che gli scafisti libici e tunisini stanno utilizzando sempre più di frequente per portare piccole imbarcazioni con gruppi di migranti a poche miglia dalle acque italiane e facilitarne l'ingresso.

Quando i barchini entrano in acque territoriali italiane le motovedette della Guardia di finanza vanno a recuperarli e li portano a Lampedusa. Questa volta, preavvertiti da un aereo militare, i finanzieri quando il gommone è entrato in acque italiane si sono messi all'inseguimento della "nave madre" riuscendo a raggiungerlo dopo alcune ore. Adesso lo hanno sequestrato e lo stanno trainando a Lampedusa.

Tra gli 81 arrivati all'alba a Lampedusa anche 4 donne e 3 bambini. Hanno detto di essere partiti dalla spiaggia libica di Al Zwara. Vengono da Bangladesh, Algeria, Siria, Senegal, Marocco, Tunisia e Libia.

Oltre cento migranti rintracciati a Trieste
Provengono per lo più dal Pakistan, sono stati rintracciati questa mattina a Trieste e nel comune di San Dorligo della Valle (Trieste) dalle volanti della Questura e dai Carabinieri.

I gruppi sono stati individuati in diversi punti. Alcuni mentre camminavano tra piazzale Cagni, altri in un'area centrale del capoluogo, altri ancora nella frazione di Domio, nell'area carsica, vicino al confine con la Slovenia. I migranti sono stati quindi accompagnati nei centri di foto-segnalamento di Fernetti, Porto Nuovo e Questura per le operazioni di identificazione.

Salvini
E sul caso Sea Watch si registra una iniziativa del ministro dell'Interno Matteo Salvini che ha scritto una lettera al premier Conte chiedendogli di intervenire sul governo olandese di cui la nave batte bandiera. "La nave staziona da sette giorni al limite delle nostre acque territoriali. Non possiamo consentire a nessuno di decidere autonomamente dove e come condurre cittadini di Paesi terzi. A fronte della possibile evoluzione della situazione a bordo ritengo necessario che la perdurante efficacia del divieto di transito nel mare nazionale sia accompagnata da una energica nuova iniziativa di sensibilizzazione nei confronti delle autorità dei Paesi Bassi"

Nazioni Unite
Mentre l'Onu chiede all'Europa e all'Italia di concedere un porto sicuro alla Sea Watch, l'Unhcr ribadisce che "nessun porto in Libia può essere considerato sicuro in questo momento e che nessuna persona soccorsa nel Mar Mediterraneo dovrebbe essere riportata in quel Paese. Sono necessari sforzi rinnovati per sviluppare un approccio regionale alla gestione del soccorso nel Mediterraneo e del successivo sbarco"

E intanto, a sorpresa, a pochi giorni dalla missione americana di Salvini e dal suo incontro con il segretario di Stato Mike Pompeo, il dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha declassato l'Italia in relazione alle attività di contrasto al traffico di esseri umani. È quanto emerge dal rapporto diffuso dal dipartimento: l'Italia è stata portata al livello Tier 2. "Il governo dell'Italia non ha raggiunto pienamente gli standard minimi per l'eliminazione del traffico, ma sta facendo sforzi significativi per farlo. Questi includono l'aumento dei fondi per l'assistenza delle vittime e la collaborazione internazionale sulle azioni giudiziarie. Tuttavia, questi sforzi non sono stati seri e sostenuti, rispetto a quelli del periodo precedente"




Articolo a cura di
Maris Davis


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