Sandrina, morta tra l'indifferenza di chi avrebbe dovuto soccorrerla.
In questi giorni ci sentiamo come quando si perde una sorella. Sandrine Bakayoko aveva solo 25 anni, e scontava nel centro per l'accoglienza di Cona (Venezia) la colpa di essere ivoriana, in attesa di conoscere l'esito della sua domanda di asilo.
È morta da sola, perché i primi soccorsi medici sono arrivati 6 ore dopo che si era sentita male. Il marito ha tirato fuori il cadavere da una doccia sporca per disperazione. Da giorni sputava sangue e aveva febbre.
Nei centri per l'accoglienza l'assistenza sanitaria è un lusso, l'igiene pure, di tutela della dignità personale dei migranti non se ne parla. Le donne vivono in promiscuità con gli uomini, così è a Cona, ma è così anche al Cara di Mineo e al Cara di Foggia, luoghi di cui già in passato abbiamo parlato. In luoghi così violenze (anche sessuali) e prostituzione sono all'ordine del giorno.
Nei centri per l'accoglienza qualcuno si arricchisce, la cooperativa che gestisce la struttura di Cona è arrivata a fatturare 10 milioni di euro in un anno: si chiama Ecofficina, fino al 2015 si occupava di rifiuti poi si è buttata sul "business rifugiati". E "stranamente" si è accaparrata quasi tutti gli appalti in Veneto.
Nei centri per l'accoglienza qualcun altro fa il carceriere, in tanti casi, per uno stipendio da fame. Nei centri per l'accoglienza si muore, come Sandrine. Non vogliamo piangere più nessuno.
Foundation for Africa è sempre stata contraria a questi "lager", e inorridisce alla riapertura dei CIE in ogni regione così come paventato dal neo-ministro degli interni Minniti.
Controlli, nuovi CIE e rimpatri. Stretta sui migranti irregolari. Il Viminale: basta con gli ordini di espulsione che restano sulla carta. La circolare del capo della polizia ai prefetti: “Rintracciate gli illegali”
"Severità e integrazione", la nuova linea dettata in materia di immigrazione dal ministro dell’Interno, Marco Minniti. Che sta affrontando la gestione della sicurezza senza timore di prendere decisioni controverse per il "suo" mondo di centrosinistra. Così è stato per le festività blindate, così sarà per i clandestini, che dovranno essere rimpatriati sul serio, come vuole la legge.
Minniti l'ha annunciato nel chiuso di un comitato per la sicurezza a Milano due giorni fa, presente il Governatore lombardo Bobo Maroni, che non a caso quand’è uscito sprizzava soddisfazione. Ora, a dare corpo alle direttive politiche del ministro, arriva anche una circolare del Capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli, che invita tutti i prefetti e i questori a predisporre un grande piano di "rintraccio" degli immigrati illegali, affinché siano portati nei CIE e rimpatriati in massa. Non ordini di espulsione che restano sulla carta (vedi quello intimato proprio a Amri nell’estate del 2015), ma accompagnamento fisico fino al Paese di appartenenza.
S’annuncia dunque una nuova gestione muscolare della questione immigrazione, peraltro condivisa a livello di governi europei. Anche la Germania, dopo lo choc di Berlino, ha annunciato di voler procedere sul serio ai rimpatri degli immigrati che non hanno diritto a restare. L’Austria propone di ricontrattare gli aiuti internazionali per quei Paesi che non accettano i rimpatri. Il tema, insomma, è maturo. E anche l’Italia archivia l’approccio più morbido (giustamente)
Scrive perciò Gabrielli, che "il controllo e l’allontanamento degli stranieri irregolari consentirà di intercettare fenomeni di sfruttamento e di inquinamento dell’economia collegati a forme di criminalità organizzata". Non solo. Sullo sfondo c’è anche l’incubo del terrorismo. Il rischio è che i jihadisti approfittino dell’area grigia dell’immigrazione clandestina per nascondersi. Perciò una seria attività di "rintraccio" e di espulsione degli illegali varrà anche come "prevenzione e contrasto nell’attuale contesto di crisi"
Sarà una grande attività di "contrasto dell’immigrazione irregolare", ma anche al caporalato, allo sfruttamento della manodopera e della prostituzione, e alle varie forme di criminalità che attingono al circuito della clandestinità.
L'impostazione avviata dal Viminale è quella giusta e che noi avevamo sempre auspicato, restano due grandi "incognite", la prima è quella di CANCELLARE per sempre il reato di clandestinità, il secondo è quello di distinguere gli sfruttati dagli sfruttatori.
Foundation for Africa è contro l'apertura di nuovi CIE (anzi vorrebbe la chiusura di TUTTI i CIE), ma è favorevole alla politica dei rimpatri clandestini, soprattutto se sono già stati raggiunti da un "foglio di via"
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