lunedì 16 gennaio 2017

Disuguaglianze in aumento. I ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri

Le élite economiche mondiali agiscono sulle classi dirigenti politiche per truccare le regole del gioco economico, erodendo il funzionamento delle istituzioni democratiche e generando un mondo in cui 8 (otto) super ricchi possiedono l’equivalente di quanto detenuto da metà della popolazione mondiale più povera. Alla vigilia del World Economic Forum di Davos, il rapporto di ricerca diffuso in questi giorni da Oxfam, evidenzia come l’estrema disuguaglianza tra ricchi e poveri implichi un progressivo indebolimento dei processi democratici a opera dei ceti più abbienti, che piegano la politica ai loro interessi a spese della stragrande maggioranza.

Una situazione che riguarda i paesi sviluppati, oltre quelli in via di sviluppo, dove l’opinione pubblica ha sempre più consapevolezza della concentrazione di potere e privilegi nelle mani di pochissimi. Dai sondaggi che Oxfam ha condotto in India, Sud Africa, Spagna, Gran Bretagna e Stati Uniti, la maggior parte degli intervistati è convinta che le leggi siano scritte e concepite per favorire i più ricchi.

In Africa le grandi multinazionali, in particolare quelle dell’industria mineraria ed estrattiva, sfruttano la propria influenza per evitare l’imposizione fiscale e le royalties, riducendo in tal modo la disponibilità di risorse che i governi potrebbero utilizzare per combattere la povertà.


Il rapporto fa l’esempio di uno stato africano, lo Zambia, dove nonostante una crescita media del prodotto interno lordo del 6% l’anno tra il 1998 e il 2010 (ultimo anno per cui sono disponibili dati aggiornati), la fascia di povertà ha raggiunto 4 milioni di persone in più.

In India il numero di miliardari è aumentato di dieci volte negli ultimi dieci anni a seguito di politiche fiscali altamente regressive, mentre il paese è tra gli ultimi del mondo se si analizza l’accesso globale a un’alimentazione sana e nutriente.

Negli Stati Uniti, il reddito dell’1% della popolazione è aumentato ed è ai livelli più alti dalla vigilia della Grande Depressione. Recenti studi statistici hanno dimostrato che, proprio negli USA, gli interessi della classe benestante sono eccessivamente rappresentati dal governo rispetto a quelli della classe media: in altre parole, le esigenze dei più poveri non hanno impatto sui voti degli eletti.

"Il rapporto dimostra, con esempi e dati provenienti da molti paesi, che viviamo in un mondo nel quale le élite che detengono il potere economico hanno ampie opportunità di influenzare i processi politici, rinforzando così un sistema nel quale la ricchezza e il potere sono sempre più concentrati nelle mani di pochi, mentre il resto dei cittadini del mondo si spartisce le briciole. Un sistema che si perpetua, perché gli individui più ricchi hanno accesso a migliori opportunità educative, sanitarie e lavorative, regole fiscali più vantaggiose, e possono influenzare le decisioni politiche in modo che questi vantaggi siano trasmessi ai loro figli"

Colpa di miliardari e multinazionali. In Italia in sette hanno i beni del 30% della popolazione. A furia di deregulation e libero mercato, viviamo in un mondo dove più che l’uomo conta il profitto, dove gli otto super miliardari censiti da Forbes, detengono la stessa ricchezza che è riuscita a mettere insieme la metà della popolazione più povera del globo: 3,6 miliardi di persone. E non stupisce visto che l’1% ha accumulato nel 2016 quanto si ritrova in tasca il restante 99%. È la dura critica al neoliberismo che arriva da Oxfam, una delle più antiche società di beneficenza con sede a Londra, ma anche una sfida lanciata ai Grandi della Terra, che si incontreranno a Davos per il World Economic Forum.

I dati del Rapporto 2016, dal titolo significativo, “Un’economia per il 99%” (la percentuale di popolazione che si spartisce le briciole), raccontano che sono le multinazionali e i super ricchi ad alimentare le diseguaglianze, attraverso elusione e evasione fiscale, massimizzazione dei profitti e compressione dei salari. Ma non è tutto. Grandi corporation e miliardari usano il potere politico per farsi scrivere leggi su misura, attraverso quello che Oxfam chiama capitalismo clientelare.

Donne e disuguaglianza. In questo quadro, le donne sono particolarmente svantaggiate perché trovano prevalentemente lavoro in settori con salari più bassi e hanno sulle spalle la gran parte del lavoro domestico e di cura non retribuito. Di questo passo ci vorranno 170 anni perché una donna raggiunga gli stessi livelli retributivi di un uomo.

E l’Italia non fa eccezione. I primi 7 miliardari italiani possiedono quanto il 30% dei più poveri. "La novità di quest’anno è che la diseguaglianza non accenna a diminuire, anzi continua a crescere, sia in termini di ricchezza che di reddito", spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia. Nella Penisola il 20% più ricco ha in tasca il 69,05% della ricchezza, un altro 20% ne controlla il 17,6%, lasciando al 60% più povero il 13,3%. O più semplicemente la ricchezza dell’1% più ricco è 70 volte la ricchezza del 30% più povero.


Ma Oxfam non punta il dito solo sulla differenza tra i patrimoni di alcuni e i risparmi, piccoli o grandi, dei tanti. Le differenze si sentono anche sul reddito, che ormai sale solo per gli strati più alti della popolazione. Perché mentre un tempo l’aumento della produttività si traduceva in un aumento salariale, oggi, e da tempo, non è più così. Il legame tra crescita e benessere è svanito. La ricchezza si ferma solo ai piani alti.

Accade ovunque, Italia compresa. Gli ultimi dati Eurostat confermano che i livelli delle retribuzioni non solo non ricompensano in modo adeguato gli sforzi dei lavoratori, ma sono sempre più insufficienti a garantire il minimo indispensabile alle famiglie. E per l’Italia va anche peggio, essendo sotto di due punti alla media Ue. Quasi la metà dell’incremento degli ultimi anni, il 45%, è arrivato solo al 20% più ricco degli italiani. E solo il 10% più facoltoso dei concittadini è riuscito a far salire le proprie retribuzioni in modo decisivo.

Non ci si deve stupire dunque se ben il 76% degli intervistati, secondo il sondaggio fatto da Oxfam per l’Italia, è convinto che la principale diseguaglianza si manifesti nel livello del reddito. E l’80% considera prioritarie e urgenti misure per contrastarla. Ai governi Oxfam chiede di fermare sia la corsa al ribasso sui diritti dei lavoratori, sia le politiche fiscali volte ad attirare le multinazionali. Oppure nel giro di 25 anni assisteremo alla nascita del primo trilionario, una parola oggi assente dai dizionari.

Come cambia la distribuzione della ricchezza globale. Secondo le nuove stime, pur basate su dati migliori relativi alla condizione delle fasce di popolazione meno abbienti in mega-Paesi come Cina e India, la metà più povera del pianeta è ancora più misera del passato. Fra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% della popolazione mondiale con meno denaro è aumentato di appena 65 dollari, vale a dire meno di 3 dollari l’anno.

"È osceno che così tanta ricchezza sia nelle mani di una manciata di uomini. La disuguaglianza stritola centinaia di milioni di persone, rende le nostre società insicure e instabili, compromette la democrazia. In tutto il mondo le persone vengono lasciate indietro. Alla logica della massimizzazione dei profitti, si contrappone una realtà di salari stagnanti e inadeguati, mentre chi è al vertice viene gratificato con bonus miliardari. La voce del 99% rimane inascoltata perché le politiche continuano a fare gli interessi dell'1% più ricco: le grandi corporation e le élites più prospere"

Primo "trillionaire" nei prossimi 25 anni. Mega-paperoni dei nostri giorni si arricchiscono a un ritmo così spaventosamente veloce che potremmo veder nascere nei prossimi 25 anni il primo "trillionaire", ovvero un individuo che possiederà più dell’iperbolica cifra di 1.000 miliardi di dollari (la parola non è ancora nei vocabolari). Per avere solo una vaga idea, bisogna pensare che per consumare un trilione di dollari è necessario spendere 1 milione di dollari al giorno per oltre duemila anni. Nel frattempo, 7 persone su dieci vivono in Paesi dove la disuguaglianza è cresciuta negli ultimi 30 anni, durante i quali il reddito medio dell'1% più ricco del pianeta è salito di 11.800 dollari.
(Fonte: la Repubblica)




Articolo a cura di
Maris Davis

Condividi su Facebook

Nessun commento:

Posta un commento