Emmanuel con la moglie, entrambi fuggiti dalle atrocità di Boko Haram in Nigeria |
Vi ricordate di Emmanuel ?? Quattro anni ottenuti con il patteggiamento davanti al giudice, arresti domiciliari ma con il permesso di andare al lavoro tutti i giorni. È tutta qui la condanna per avere ucciso a pugni e calci un immigrato africano colpevole di avere difeso la sua compagna dagli insulti dello stesso assassino. È quanto è stato stabilito dalla sentenza che ha chiuso la vicenda riguardante l’uccisione di Emmanuel Chidi Nnamdi, l’immigrato nigeriano morto a Fermo il 5 luglio 2016 in seguito al pestaggio di Amedeo Mancini, ultrà della squadra locale di calcio, finito in carcere subito dopo l’episodio.
La sentenza, in sostanza, riduce ai minimi termini il conto presentato dalla giustizia all’imputato, chiude una vicenda al centro di un acceso dibattito fuori e dentro le aule di giustizia. A Mancini è stata contestata l’aggravante di aver agito per motivi razziali ma è stata riconosciuta l’attenuante della provocazione scattata, però, in seguito ai suoi insulti alla donna della vittima.
Insomma, si tratta di una condanna molto lieve che di fatto lancia un messaggio inquietante: uccidere per motivi razziali non è poi così grave e fa scattare una serie di attenuanti che possono ulteriormente ridurre la pena. Questa sentenza purtroppo è la dimostrazione che il razzismo non è affatto debellato, che le sue manifestazioni, per una buona parte delle nostre società, non sono per nulla gravi.
Del resto la cronaca, e la politica, ce lo dimostrano quasi tutti i giorni. Qual’è la valenza dello slogan: “Prima gli italiani?”, per esempio. E che dire dei campi di lavoro per la raccolta di frutta e verdura in molte parti d’Italia, dove i lavoratori stranieri sono pagati con salari infimi, totalmente insufficienti, da "moderna schiavitù"
E che dire delle nostre città che producono periferie abitate solo da stranieri, vere e proprie città nelle città, dove le leggi reali, i prezzi, gli affitti sono totalmente diversi da quelli che si registrano nel resto del paese? In Sudafrica questo sistema era legalizzato e si chiamava Apartheid. Nelle nostre città non è legalizzato ma è reale e alimenta il razzismo (come quello che ha spinto Amedeo Mancini a uccidere Emmanuel) che, sulla carta, dovrebbe essere un fenomeno del passato.
E poi cono tutti gli altri "Emmanuel". Non c’è altra parola. Razzismo che prende corpo con una frequenza che dovrebbe far paura all'Italia intera.
Caporalato e sfruttamento nelle campagne italiane |
È la frequenza con cui queste cose accadono che fa paura. Nel settembre del 2008 a Milano fu ucciso di botte Ibba, diciannovenne originario del Burkina Faso. Da allora decine di altri casi per fortuna non tutti culminati con la morte. A Milano ne posso citare almeno quattro: un giovane sudanese picchiato nelle vicinanze della stazione, uno storico immigrato senegalese accoltellato alla fermata del tram, un togolese aggredito da una banda di notte in un quartiere periferico, un ragazzo nigeriano che alcuni giovani hanno cercato di gettare sui binari mentre sopraggiungeva il metrò. E poi ci sono i casi di cronaca, ricordo il più grave, quello dei due commercianti senegalesi uccisi a Firenze. Si potrebbe continuare.
Insomma il razzismo torna fuori, la nostra società non lo ha affatto debellato, si annida dentro le nostre città, nelle campagne dove si raccolgono i pomodori, nei piccoli centri come nelle grandi metropoli. È il frutto di una politica che sa che seminando paura si raccolgono voti. Ed è il frutto di una informazione che, spesso, non riesce a sbugiardare, con i fatti, quei politici.
Ma quel razzismo palese dei pestaggi a morte è anche il frutto di un razzismo più soft, più occulto, più subdolo. Quello che fa nascere e proliferare realtà come le banlieu a Parigi, o le Via Padova o Imbonati a Milano, o Molenbek a Bruxelles. Che cos’è quello se non una forma di apartheid?
E poi ancora che cosa ci si aspetta che nasca dal fatto che, nella realtà, immigrati e autoctoni, a parità di lavoro, vengono pagati con sensibili differenze a favore dei secondi. Che cosa ci si aspetta dal lavoro in nero di migliaia di neri nei campi di pomodori? Il razzismo non nasce dal nulla, ha un suo terreno fertile in una cultura sbagliata e prevenuta, un suo "humus" nella paura del diverso.
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Nessuno si senta assolto per la morte di Emmanuel
Nessuno si senta assolto per la condanna così lieve del suo assassino
E che dire del neo-eletto presidente degli Stati Uniti d'America che ha già prova manifesta del suo "Razzismo" ??
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