mercoledì 27 maggio 2015

Aiuti italiani per i profughi nigeriani di Boko Haram rifugiati in Camerun. Allarme bambine kamikaze

In fuga da Boko Haram. Rifugiati nigeriani in Camerun
Kit d'emergenza e beni di prima necessità sono stati inviati dall'Italia per aiutare migliaia di persone fuggite in seguito alle rappresaglie dei terroristi nigeriani. L'organizzazione Intersos provvederà a distribuire il materiale che aiuterà più di duemila famiglie.

È arrivato a Matoua, nel nord del Camerun il volo partito dal Ghana che grazie all'impegno della cooperazione italiana porterà beni di prima necessità agli sfollati fuggiti in seguito alle rappresaglie di Boko Haram in Nigeria. Grazie all'impegno italiano l'ONG Intersos che da anni opera sul campo potrà distribuire prodotti preziosi a migliaia di famiglie intrappolate in una vita di stenti e difficoltà.

Una goccia nell'oceano. Il valore del cargo si aggira intorno ai 120 mila euro cui vanno aggiunti i 350mila che gli Affari esteri e la cooperazione internazionale hanno messo a disposizione dell'organizzazione internazionale per le migrazioni. Il carico consiste in 12 tonnellate di aiuti e beni di prima necessità destinati a 2505 famiglie sfollate e 380 comunità ospitanti all'interno del distretto di Mayo Sava. "Le famiglie sfollate sono fuggite senza poter portare nulla con loro, vivono accampate nei villaggi che le ospitano sotto ripari precari, donne, bambini, anziani esposti al freddo della notte, alla sabbia, al rischio di malaria".

Aiuti preziosi ma non risolutivi. Zanzariere, sistemi di distribuzione e conservazione dell'acqua potabile, materiali igienici sono solo alcuni dei prodotti distribuiti dall'organizzazione. Un aiuto prezioso, ma non risolutivo per le migliaia di persone che vivono ogni giorno il dramma di aver perso tutto. "Sono migliaia le persone che non hanno accesso ai servizi vitali, l'acqua inizia a scarseggiare sia per la popolazione locale che per gli sfollati. Le devastazioni prodotte dalle incursioni delle milizie di Boko Haram impediscono le attività agricole e commerciali e stanno privando queste famiglie dei mezzi di sostentamento. Con l'arrivo della stagione delle piogge questa situazione non potrà che peggiorare".

L'avanzata non si ferma. Dopo aver seminato terrore e distruzione in Nigeria, il gruppo terroristico Boko Haram è arrivato anche nel nord del Camerun. Il dilagare di attentati e rappresaglie costringe sempre più persone ad abbandonare le proprie case e fuggire. Secondo le Nazioni Unite nel nord del Camerun tra sfollati interni e profughi nigeriani più di 74 mila persone hanno bisogno d'aiuto. Mentre i governi dell'area continuano a rispondere inadeguatamente all'emergenza, l'escalation di violenza sembra inarrestabile. Stupri, rapimenti e attentati continuano a far tremare la popolazione intrappolata in una delle emergenze umanitarie peggiori al mondo.

Unicef, allarme bambine kamikaze. Miliziani di Boko Haram hanno ucciso una quarantina di persone e distrutto più di 400 edifici in un assalto avvenuto sabato nella città di Gubio nello Stato di Borno, nel nord-est della Nigeria. Quest''ultimo attacco, secondo una fonte militare ha coinvolto circa 50 membri del gruppo estremista islamico ed è durato circa cinque ore nel pomeriggio di sabato. Si è venuto a sapere dell'attacco solo ieri a causa delle difficili reti di telecomunicazioni nella regione nord-orientale della Nigeria.

"Sono arrivati sparando e minacciando di uccidere tutti. Hanno dato fuoco a molte case, bruciato auto e moto. I terroristi hanno ucciso decine di persone, tra cui due ragazzi". Gli edifici che sono stati bruciati dai miliziani Boko Haram includono otto moschee, quattro scuole e un edificio governativo locale.

Boko Haram è stato cacciato da quasi tutto il territorio che aveva conquistato grazie alle offensive condotte dalle forze armate della Nigeria sostenuti dai soldati dagli stati confinanti del Ciad, Niger e Camerun negli ultimi mesi. La minaccia comunque non sembra essere finita.

Fonti militari ritengono che la maggior parte dei militanti di Boko Haram si siano ritirati nella foresta di Sambisa nel nord-est del paese. Una serie di operazioni militari nella foresta hanno portato alla liberazione di molte donne bambini ostaggi del gruppo.

Nei primi cinque mesi del 2015 un maggior numero di donne e bambine sono state usate per attacchi suicidi nella Nigeria nordorientale. Nell'intero 2014 vi sono stati 26 attacchi suicidi e già 27 nei primi mesi del 2015, in quasi tutti sono state coinvolte donne e bambine kamikaze.

Secondo l'Unicef "Le bambine sono le prime vittime, non le responsabili. Le bambine non decidono gli attacchi suicidi ma vengono sfruttate dagli adulti nel modo più terribile possibile".
(Fonti Intersos e BBC)


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