lunedì 18 maggio 2015

Viareggio. Ennesima ragazza nigeriana uccisa, l'assassino l'ha torturata con un coltello

Eunice Itua
Eunice Itua, così si chiamava, aveva 23 anni, nigeriana, ed era costretta a prostituirsi tra Vecchiano e Torre del Lago. L'assassino ha infierito su lei con ferocia e brutalità. Eunice era ospite della sua "mamam" in un appartamento di Empoli, e ogni giorno per arrivare sulla statale Aurelia, il suo luogo di lavoro, doveva prendere due autobus.

Quel giorno Eunice era stata vista arrivare verso le 11 dalle amiche con cui condivideva vita e bordo strada. Era arrivata come sempre in pullman da Pisa per poi scendere a una fermata distante qualche centinaio di metri. Quindi aveva preso come sempre la sua sedia di plastica bianca e si era sistemata nella piazzola ricavata tra gli alberi. In attesa di clienti.

Un omicidio consumato subito dopo il suo arrivo sul posto di "lavoro", tra le 11 e le 12,30 di martedì 31 marzo, nella boscaglia a una ventina di metri dalla via Aurelia Sud, a Vecchiano. Tra rovi e sterpaglie in quel giaciglio circondato da rifiuti usato per per consumare i rapporti con i clienti. Forse era il suo primo cliente di giornata, o più probabilmente erano i killer della mafia nigeriana che l'aspettavano e hanno voluto punire un suo "sgarro".

Ad oltre un mese dall'accaduto identificata la vittima ma non l'autore (o gli autori) del brutale assassinio. Le indagini, pur non escludendo alcuna pista, privilegiano quella di un'esecuzione maturata negli ambienti della mafia nigeriana.

Le "amiche" della ragazza hanno fatto trapelare che Eunice voleva cambiare vita, forse aveva trovato un "fidanzato italiano" che l'avrebbe aiutata con i documenti. Gli inquirenti stanno passando al setaccio i numeri trovati nella rubrica telefonica del suo cellulare.

Solo pochi giorni fa avevamo raccontato di Antonia, uccisa da tre giovani balordi nel napoletano, e di quell'altra ragazza nigeriana stuprata nel torinese da un connazionale, quasi certamente un avvertimento dei suoi "protettori".

"Erano mie sorelle"
Invitiamo caldamente associazioni, istituzioni, enti ed esponenti politici, sociali, sindacali e culturali ad impegnarsi concretamente contro la tratta di ragazze nigeriane in Italia. Oltre 200 assassinate, migliaia di stupri, bambine buttate in strada e nessuna possibilità di dire no o di dire basta, un debito esorbitante da pagare! Questa la verità della tratta. Ed è in questa verità, complessa e terribile, che Eunice e Antonia sono state uccise. Ognuno dovrebbe dire "erano mie sorelle".

"Lettera aperta" .. Eunice e Antonia, la tratta, la prostituzione, i clienti, i rom. Questa Italia è ingiusta e razzista e il razzismo ci rende insicuri.

Noi "Ex-Ragazze di Benin City" diciamo Basta! L’emergenza non è avere una legge sulla prostituzione, decidere di punire i clienti, riaprire le case chiuse e offrire alle straniere clandestine "quel" lavoro da svolgere con la tutela dello Stato, invece che sotto il controllo del racket.

No, non adesso, non oggi, non ditemi, oggi che Eunice, Antonia e almeno duecento altre ragazze nigeriane sono state assassinate in questi anni, che l’emergenza è la legge sulla prostituzione, e non venite neppure a propormi discussioni sul fatto che forse alcune sono libere e solo alcune schiave e, anzi, forse le schiave non esistono.

Avremmo voluto accompagnare le nostre "sorelle" al cimitero, nigeriane assassinate per i loro NO e per i loro tentativi di sottrarsi ad una vita che non volevano più fare.

Non possiamo dare neppure l'ultimo saluto a Eunice perché era clandestina e nessun parente reclamerà il suo "corpicino" martoriato da decine di coltellate.

Qualcuno ha detto che, nel definire che "le ragazze nigeriane sono vittime della tratta", io sarei ipocrita e porterei acqua ad un mio mulino. Il mio mulino è chiedere, con il mio impegno volontario e non retribuito, che le schiave siano liberate e che nel nome di Eunice e delle altre 200, circa, uccise in pochi anni.

Non si commetta l’ingiustizia di catalogare tutte le ragazze immigrate come prostitute che bisogna liberare dai trafficanti per consentire loro che si possano prostituire liberamente.

Con il mio stesso nome da ex-schiava, un'altra giovane nigeriana uccisa. Gli ipocriti, i razzisti, e tutti coloro che vogliono rinchiudere queste ragazze in "case chiuse" o in "quartieri a luci rosse", vengano a dirlo davanti ai centri dove sono ospitate le trafficate minorenni, poco più che bambine, completamente succubi dei trafficanti e assolutamente nell'impossibilità di poter riporre la minima fiducia in coloro che si prestano per tentare qualcosa a loro favore o nei centri psichiatrici dove tante sono "ospiti". Diventate pazze per il dolore e per le insopportabili torture a cui sono state sottoposte.

I servizi anti-tratta lavorano bene, ma lavorerebbero meglio se non fossero al servizio di leggi sbagliate. Anche le forze dell’ordine lavorerebbero meglio se le leggi fossero migliori. Il nostro No alla Bossi-Fini.

Non provateci neppure, allora, a raccogliere la mia opinione sulla prostituzione perché questo o è un falso problema o non riguarda le vittime della tratta. Chiedetemi dei rom, allora, cittadini italiani che gli italiani trasformano in clandestini e delinquenti. Se l’Italia tratta così le proprie minoranze, come possiamo aspettarci che tratti meglio gli stranieri? È il razzismo a creare insicurezze.
(Maris, Ex-Ragazza di Benin City)


Storie Vere (Il Libro)



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