giovedì 19 ottobre 2017

I diritti negati delle bambine africane

Nell'Africa sub-sahariana quasi 18 milioni di bambine sono escluse dalla scuola primaria, spesso perché costrette a matrimoni precoci.


Africa e diritti
Due parole che si abbracciano raramente. Tra dittature e amministrazioni corrotte i diritti umani sono spesso, troppo spesso, parole vuote che rimangono esclusivamente sulla carta di qualche trattato e inascoltate dagli Stati. E a farne le spese sono per lo più le bambine.

Molto si deve fare affinché i diritti fondamentali delle bambine siano rispettati e che abbiano le stesse opportunità riservate ai maschi. E proprio in Africa si concentra la maggioranza dei 200 milioni di donne e ragazze che hanno subito una mutilazione genitale, con il Corno d’Africa in testa. Quasi 18 milioni di bambine dell’Africa sub-sahariana sono escluse dalla scuola primaria e più di 13 milioni da quella secondaria.

Il loro destino è spesso segnato da un matrimonio che arriva quando si affacciano all'adolescenza. Il Niger è il paese con il maggior tasso di matrimoni precoci del mondo, il 76% delle ragazze si sposano prima dei 18 anni, il 28% prima dei quindici, e generano bimbi quando il loro corpo non è ancora pronto a metterli al mondo. Numeri agghiaccianti e a renderli noti è un Dossier della campagna “Indifesa” di Terre des Hommes.

Quei quindici milioni di ragazze che si sposano troppo presto
Il dossier punta i riflettori sul deprecabile fenomeno dei matrimoni precoci, che coinvolge ogni anno almeno 15 milioni di bambine e adolescenti, in tutto il mondo.

Ogni due secondi una bambina o ragazza con meno di 18 anni diventa una baby sposa, vedendo così finire i suoi sogni e le sue speranze, costrette a sposare uomini più grandi di loro, con gravi conseguenze per la loro salute e il loro sviluppo.

Oltre a portare enormi sofferenze alle vittime, questa pratica nuoce all'intera comunità in cui vivono. Secondo un recente studio della Banca Mondiale, la scomparsa dei matrimoni precoci si potrebbe tradurre in un risparmio pari a 566 miliardi di dollari (dato riferito al 2030) dovuto alla riduzione delle spese per il welfare dei singoli Stati.

Da baby spose a baby mamme il passo è breve.
Nel 2016 sono state registrate 21 milioni di gravidanze tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni che vivono nei Paesi in via di sviluppo e nel 49% dei casi si tratta di gravidanze non cercate. E circa 70mila ragazze muoiono a causa del parto e delle complicanze legate alla gravidanza.

Tra le violazioni dei diritti delle bambine ci sono anche quelle legate a conflitti e trafficking: sono circa 100mila le bambine soldato, mentre delle 2,4 milioni di persone vittime di tratta, le bambine rappresentano il 20 per cento.

È indispensabile la promozione dei diritti delle bambine nel mondo, impegnandosi a difendere il loro diritto alla vita, alla libertà, all'istruzione, all'uguaglianza e alla protezione. Tutto ciò a partire da interventi sul campo volti a dare risultati concreti per rompere il ciclo della povertà e offrire migliori opportunità di vita a migliaia di bambine e ragazze nel mondo.

E non c’è dubbio che un mondo migliore passa attraverso il destino delle ragazze di 10 anni. “Non c’è altro modo per prevenire e contrastare le molteplici facce di un fenomeno così complesso e articolato quale è la violenza sulle bambine, che avere a disposizione dei dati fondati sull'esperienza di quanti, ogni giorno, cercano di comprenderlo per poter affinare gli strumenti volti al rispetto dei diritti fondamentali di queste bambine che sono i pilastri del mondo di domani e dunque le cui vite allo stato nascente vanno accompagnate e sostenute oggi lungo una strada di autodeterminazione e consapevolezza del proprio ruolo


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Articolo a cura di
Maris Davis

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