giovedì 7 giugno 2018

Chieti, ragazzina oggi 16enne violentata e tenuta in schiavitù per due anni da coetanei

"Fai sesso con noi o diffondiamo le tue foto osé"

Due anni di violenze sessuali e schiavitù. Si tratta del terribile incubo vissuto da una studentessa oggi sedicenne.


A Vasto, provincia di Chieti. La studentessa, che oggi ha 16 anni, si è rivolta ai carabinieri. Uno dei due ragazzi ha filmato di nascosto i loro incontri, e col ricatto l'ha obbligata a subire violenza da altri adolescenti. La prova della sudditanza nei messaggi: "Vieni oggi pomeriggio o mi arrabbio"

Per due anni l'hanno costretta ad avere rapporti sessuali, minacciandola di diffondere in rete foto e video ripresi a sua insaputa. Dopo mesi d'inferno, una ragazza, che oggi ha 16 anni, ha trovato il coraggio di confidarsi con un'amica, che l'ha convinta a rivolgersi ai carabinieri. Così i suoi due aguzzini, minorenni anche loro, sono finiti in manette. Arrestati dai carabinieri di Vasto, devono rispondere, tra l'altro, di concorso tra loro di riduzione in schiavitù, violenza sessuale di gruppo e cessione di sostanza stupefacente.

A rendere noti i particolari Amedeo Consales, maggiore dei carabinieri di Vasto che hanno condotto le indagini. La ragazza, ha spiegato Consales, si è rivolta agli investigatori su consiglio di una coetanea, cui era riuscita a raccontare solo in parte il suo dramma. Duravano da mesi i ricatti condotti contro di lei dal gruppo, che usava l'arma del telefonino per costringerla al silenzio dopo le ripetute violenze.

E sua mamma era completamente all'oscuro dell'incubo che l'adolescente stava vivendo. I due minorenni, di circa 17 anni, sono stati condotti nell'Istituto di Casal del Marmo, a Roma, in attesa dell'interrogatorio di garanzia. Devono rispondere tra l'altro di pornografia minorile, violenza privata, atti persecutori e di cessione di sostanza stupefacente aggravata dalla minore età di chi l'ha ricevuta.

La condizione di schiavitù e asservimento della ragazza ai due coetanei emerge anche dalla lettura dei tanti messaggi sul suo telefonino, a lei inviati anche quando era in caserma dai Carabinieri a sporgere denuncia, e dall'ascolto delle telefonate in diretta.

In una delle conversazioni su WhatsApp tra Antonella, all'epoca 14enne, e Marco (nomi di fantasia per entrambi) si legge:
A: "Io ti giuro, non so come fare a venire, ma non possiamo fare domani?".
M: "Ma che domani, mi stai a prendere per il c...".
A: "Ma io oggi non posso, io oggi non posso.".
M: "Ma che oggi 'non posso?!"
A: "Dai, ti prego, veramente, ti prego!".
M: "Ma che 'Ti prego', mi stai a prendere per il c...; se mi dici un po' più tardi va bene lo stesso, ma oggi si deve fare per forza!".
A: "Ma io anche più tardi non posso...".
M: "Eh sì, e più tardi non puoi e mò non puoi... il pomeriggio presto non ci stai, ma che è?".
A: "Ci vediamo domani pomeriggio, te lo giuro, te lo giuro; ci vediamo domani pomeriggio".
M: "Ma che 'ci vediamo domani pomeriggio', non esiste proprio; io te l'ho detto, vedi tu come ti devi comportare, tra un quarto d'ora ti chiamo e voglio sapere".
A: "se no, scusa, che fai?".
M: "se tu non vieni lo so io che fare... stai tranquilla".
A: "No, tranquilla no; tu ora mi dici che fai".
M: "Mi arrabbio".
A: "E dopo che ti arrabbi?".
M: "lo so io".

Conversazioni ripetute e ricche di dettagli probatori "che evidenziano, come spiegano gli investigatori, la veridicità di quanto si consumava da anni e della sudditanza psicologica della ragazza". "Toni perentori di chi ha piena disponibilità della vittima"

Tutto è cominciato alla fine dell'estate del 2016. Come ha raccontato ai carabinieri, la ragazzina, all'epoca 14enne, ha iniziato una relazione con un adolescente di poco più grande di lei. Ma i primissimi approcci sono stati ripresi a sua insaputa con un cellulare: a quel punto il giovane ha iniziato a usare il video come arma di ricatto per costringerla a nuove prestazioni a sfondo sessuale.

Prima da solo poi anche insieme ad altri ragazzi. Almeno una volta, i violentatori hanno fatto assumere cannabis alla ragazzina, per renderla "più disinibita". E sempre in quell'occasione le hanno scattato altre foto, da usare sempre come arma di ricatto.

Ci sono voluti quasi due anni perché la studentessa trovasse il coraggio di confidarsi con qualcuno. A incastrare i due arrestati, entrambi 17enni, il ritrovamento sui loro smartphone e tablet delle foto e dei filmati che sarebbero serviti a ricattare la ragazza.
(La Repubblica)

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