"Stellette sulle loro spalle, sangue sulle loro mani". Sono gravissime le accuse mosse da Amnesty International all'esercito nigeriano che vanno dalla tortura alle esecuzioni sommarie. Ma soprattutto l'accusa è di aver preso parte, autorizzato o evitato d’impedire la morte di oltre 8.000 (ottomila) persone assassinate, soffocate, torturate o lasciate morire di fame.
Atrocità avvenute in gran parte nelle regioni del nord orientali della Nigeria. In pratica si accusa l'esercito di non aver fatto nulla, in questi anni, per impedire il massacro di civili da parte di Boko Haram.
La popolazione civile è sempre stata tra due fuochi, da un lato Boko Haram con le sue incursioni nei villaggi e la sua striscia di morte, dall'altro l'esercito nigeriano che ha sempre accusato la stessa popolazione di fede islamica di appoggiare, nascondere e favorire le milizie dell'integralismo islamico nigeriano.
In un nuovo rapporto diffuso il 3 giugno, Amnesty International ha chiesto che alcuni alti ufficiali dell'esercito nigeriano siano indagati per aver preso parte, autorizzato o evitato d'impedire la morte di oltre ottomila persone assassinate, soffocate, torturate o lasciate morire di fame.
Esercito nigeriano |
Crimini di guerra e contro l'umanità. Il rapporto dell'organizzazione umanitaria elenca una serie di crimini di guerra e contro l'umanità commessi dalle forze armate della Nigeria nel contesto dello scontro contro Boko Haram nel nord-est del paese. Rivela che, dal marzo 2011, oltre 7.000 uomini in giovane età, anche minorenni, sono morti nelle carceri militari e che dal febbraio 2012 più di 1.200 persone sono state uccise in circostanze misteriose.
Vanno trovate le responsabilità individuali. Amnesty International ritiene che, sulla base delle prove fornite nel suo rapporto, sia necessaria un'indagine sulle responsabilità individuali e di quelle connesse alla funzione di comando, che includa anche i comandanti di medio e di alto grado. Il rapporto descrive il ruolo e le possibili responsabilità penali di coloro che fanno parte della catena di comando (fino al comandante generale delle forze armate e al capo di stato maggiore dell'Esercito) e fa i nomi di nove alti ufficiali che dovrebbero essere indagati per responsabilità individuali e di comando.
Lasciati morire in carcere in condizioni orrende. "Queste prove, nauseanti, rivelano come migliaia di giovani uomini e minorenni siano stati arrestati in modo arbitrario e deliberatamente uccisi o lasciati morire in carcere, nelle più orrende delle condizioni. Vi sono forti ragioni per indagare sulle possibili responsabilità penali dei rappresentanti delle forze armate, compresi quelli ai più alti livelli"
Il rapporto non è circoscritto alle singole responsabilità penali, ma chiama in causa la leadership della Nigeria, che deve agire per porre fine al clima d'impunità che domina le forze armate.
Responsabilità individuali di singoli militari accertate e documentate. Amnesty International chiede alla Nigeria di assicurare indagini rapidi, indipendenti ed efficaci sugli ufficiali che nel rapporto sono elencati per nome e cognome, sui quali grava il sospetto di pesanti responsabilità penali individuali o di comando per i crimini di guerra di omicidio, tortura e sparizione forzata.
L'elenco dei vertici del comando militare. Inoltre, Amnesty International chiede alla Nigeria indagini rapide, indipendenti ed efficaci sui alti ufficiali per le loro possibili responsabilità di comando, in relazione a crimini commessi dai loro sottoposti. La responsabilità di comando esiste quando le persone in questione sapevano o avrebbero dovuto essere a conoscenza di crimini di guerra e non hanno preso misure adeguate per impedirli o per assicurare la consegna alla giustizia dei responsabili.
Decessi di massa in carcere. Nel corso della risposta agli attacchi di Boko Haram nel nord-est del paese, dal 2009 le forze armate nigeriane hanno arrestato almeno 20.000 uomini, giovani e minorenni, alcuni dei quali di soli nove anni, spesso sulla base della segnalazione di un unico informatore segreto. La maggior parte di queste persone è stata arrestata nel corso di massicce operazioni di "controllo" o di rastrellamenti di centinaia di uomini. Quasi nessuno degli arrestati è stato condotto di fronte a un giudice e tutti sono stati privati delle salvaguardie fondamentali contro l'omicidio, la tortura e i maltrattamenti.
Senza acqua né cibo in celle sovraffollate. Le persone arrestate dall'esercito sono state trattenute senza poter comunicare con l'esterno, in celle sovraffollate, prive di ventilazione e di servizi igienico-sanitari e con poco cibo e acqua a disposizione. Molti prigionieri sono stati sottoposti a tortura e migliaia di essi sono morti per questo motivo o a causa delle pessime condizioni detentive. "Tutto quello che so è che una volta che sei stato preso dai soldati e portato a Giwa (una base militare), la tua vita è finita", ha denunciato un ex detenuto ad Amnesty International.
Benvenuto nel luogo dove morirai. Un militare di alto grado ha fornito ad Amnesty International l'elenco di 683 detenuti morti in carcere dall'ottobre 2012 al febbraio 2013. L'organizzazione per i diritti umani ha inoltre verificato che nel 2013 oltre 4.700 corpi sono stati trasferiti dalla base militare di Giwa a una camera mortuaria. Solo nel giugno 2013, ne sono arrivati oltre 1.400. Un uomo che ha trascorso quattro mesi in carcere ha descritto come all'arrivo i soldati gli abbiano detto "Benvenuto nella tua camera della morte. Benvenuto nel posto dove morirai". Solo 11 dei 122 uomini arrestati con lui sono sopravvissuti.
Fame, disidratazione e malattie. I ricercatori di Amnesty International hanno potuto vedere corpi emaciati negli obitori. Un ex detenuto di Giwa ha dichiarato che circa 300 persone della sua cella sono morte dopo essere state private dell'acqua per due giorni "A volte bevevamo le nostre urine, ma alla fine non c'era neanche quella".
Le prove fornite da ex detenuti e testimoni oculari sono corroborate dalle fonti militari. Un alto ufficiale ha detto ad Amnesty International che i centri di detenzione non ricevono danaro sufficiente per fornire cibo a tutti e che a Giwa i prigionieri vengono "deliberatamente affamati".
Una fossa comune con 500 corpi. Le malattie, comprese possibili epidemie di colera, sono diffuse. Un agente di polizia assegnato a un centro di detenzione chiamato "La casa del riposo", nella località di Potiskum, ha rivelato ad Amnesty International la sepoltura sommaria di oltre 500 cadaveri "Non li portano in ospedale quando sono ammalati e non li portano all'obitorio quando sono morti".
Come lager nazisti. Alla base militare di Giwa e nel centro di detenzione di Damaturu il sovraffollamento è tale che centinaia di detenuti in ciascuna cella devono fare i turni per dormire o anche per sedere sul pavimento. La base di Giwa, che non è stata progettata come centro di detenzione, e che dalle descrizioni evoca un vero e proprio lager nazista, ha avuto in una sola volta anche 2.000 detenuti. Un ufficiale dell'esercito ha dichiarato ad Amnesty International che "centinaia di persone sono morte in carcere, o uccise dai soldati, oppure morte per soffocamento" nel settore Alfa di Giwa, chiamato "Guantánamo". Amnesty International ha potuto confermare che in un solo giorno, il 19 giugno 2013, 47 detenuti sono morti soffocati.
Sostanze chimiche per abbattere i cattivi odori. Per combattere la diffusione delle malattie e il cattivo odore, le celle vengono regolarmente irrorate di sostanze chimiche che, a causa della scarsa ventilazione, possono causare la morte di molti detenuti. Un militare di stanza a Giwa ha dichiarato ad Amnesty International "Molti presunti membri di Boko Haram sono morti a causa della fumigazione. Spruzzano gli insetticidi che voi usate per uccidere le zanzare. Sono molto potenti e pericolosi".
Le torture. Amnesty International ha ricevuto credibili rapporti e prove filmate sulle torture commesse dai militari durante e dopo gli arresti. Ex detenuti e fonti militari hanno parlato di persone regolarmente torturate a morte, appese a pali sotto i quali viene acceso il fuoco, interrati in fosse profonde o colpiti con manganelli elettrici. Queste conclusioni sono analoghe a quelle cui Amnesty International era giunta in rapporti pubblicati negli anni precedenti.
Esecuzioni extragiudiziali. Oltre 1.200 persone sono state uccise nel nord-est della Nigeria dai militari e dalle milizie loro alleate. Nel peggiore dei casi denunciati da Amnesty International, il 14 marzo 2014 l'esercito ha ucciso oltre 640 persone che erano evase dal centro di detenzione di Giwa a seguito di un attacco di Boko Haram. Molte di queste uccisioni appaiono atti di ritorsione contro gli attacchi di Boko Haram. Un alto ufficiale ha dichiarato ad Amnesty International che si tratta di una prassi comune. I soldati "vanno nel posto più vicino e uccidono tutti i giovani, persone che potrebbero essere innocenti e non armate".
Gli ufficiali non potevano non sapere. Le prove raccolte da Amnesty International mostrano che gli ufficiali dell'esercito erano a conoscenza, o avrebbero dovuto essere a conoscenza, della natura e della dimensione dei crimini in corso. Come si legge nei documenti interni dell'esercito, erano aggiornati sull'alto numero di morti tra i detenuti mediante rapporti quotidiani dal campo, lettere e schede di valutazione provenienti dai comandanti locali e indirizzati al quartier generale della Difesa e a quello dell'Esercito.
L'appello al presidente nigeriano. "Chiediamo al neo-eletto presidente Buhari di porre fine alla cultura dell'impunità che ha rovinato la Nigeria e sollecitiamo l'Unione Africana e la comunità internazionale a sostenere e incoraggiare questo tentativo. È urgente che il presidente lanci un'indagine immediata e imparziale sui crimini descritti nel nostro rapporto e chiami tutti i responsabili a rispondere del loro operato, a prescindere dal grado o dalla posizione. Solo allora potrà esserci giustizia per i morti e i loro parenti".
(Fonte Rapporto Amnesty International)
Video allegato al Rapporto di Amnesty International
(Attenzione, il video contiene scene cruente)
Rapporto Amnesty International (Inglese)
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