Sulla rotta libica "oscurata" dai governanti europei e dal governo italiano, si continua a morire, e i salvataggi si ripetono ora dopo ora
A Palermo lo sbarco delle ragazzine nigeriane, mentre Frontex si limita a sorvegliare le operazioni di sbarco ed a interrogare i migranti ancora tramortiti dal freddo.
Nel weekend oltre 1800 migranti soccorsi, occorre prendere atto che la rotta dalla Libia si è riaperta, dopo mesi di relativo rallentamento delle partenze. Ed occorre non dimenticare la situazione militare sempre più conflittuale tra le diverse fazioni che si contendono la Libia, dopo la bocciatura del governo di "unità nazionale" sostenuto dalle Nazioni Unite, ma osteggiato dalle autorità di Tripoli e di Tobruk.
Riprendono gli sbarchi anche a Palermo, questa volta è arrivata una nave norvegese dell'operazione Triton di Frontex, con un carico di oltre 700 persone, 598 uomini, 51 donne, ben 63 minori stranieri non accompagnati, in gran parte giovani ragazze nigeriane chiaramente vittime di tratta già in Libia, alcune delle quali anche incinte.
Tra le prime persone sbarcate, decine di giovani nigeriane, molte minorenni, qualcuna visibilmente bambina, al massimo avranno 14 anni, che erano frutto di una prima selezione che evidentemente era già avvenuta a bordo della nave norvegese che appartiene alla missione Triton di Frontex, a bordo della quale erano sicuramente presenti operatori di polizia appartenenti all'Agenzia.
Intanto qualcuno in Europa, come il leader inglese Cameron torna ad evocare i respingimenti in Libia, quei respingimenti collettivi ordinati da Maroni nel 2009, che sono già costati una condanna all'Italia da parte della Corte Europea per i diritti dell'Uomo. Ma i diritti umani per questa Europa di governanti meschini ed impotenti valgono sempre meno (vedi accordo Turchia - Unione Europa)
ed ecco cosa ne penso
(Vedi accordo Turchia-UE, ecco cosa ne penso)
Posted by Maris Davis Joseph (Chantal B. Dana) on Saturday, March 19, 2016
Non appena portata a terra, ciascuna ragazzina nigeriana aveva un suo percorso tra i diversi gazebo, accompagnata da operatori e mediatori di organizzazioni umanitarie in stretta collaborazione con le autorità di polizia, in particolare la guardia di finanza. Gli operatori umanitari delle organizzazioni non convenzionate erano invece relegate ai ruoli di prima assistenza e di fornitura di beni di prima necessità.
Dalle modalità di accompagnamento e dalla durata dei primi colloqui, si ricavava l'impressione che, rispetto al passato, un numero maggiore di ragazze viene individuato come "potenziale vittima" di tratta e dunque accompagnate in centri di accoglienza specializzati, anziché venire trasferite con i numerosi autobus, dai quali si verifica, già nel corso del viaggio, un elevato numero di allontanamenti.
Molte ragazze hanno infatti in tasca numeri telefonici di loro connazionali che le "prendono" già nelle piazzole autostradali nelle quali rimangono dopo essere scese dagli autobus, per finire nei circuiti della prostituzione.
Si tratta di garantire un corretto equilibrio nell'applicazione della nuova normativa anti-tratta e delle norme in materia di protezione internazionale, anche a fronte della circostanza, oggettivamente verificabili, che molte commissioni territoriali negano sistematicamente il diritto alla protezione (anche umanitaria) a minori non accompagnati e a persone maggiorenni ma ad evidente rischio di essere sfruttate dai trafficanti.
La presenza di un numero così elevato di giovani nigeriane, alcune tanto visibilmente minori da sembrare quasi bambine, ed i recenti arresti di una banda di nigeriani che gestiva il traffico a Catania, fa comprendere la potenza organizzatrice che le mafie nigeriane hanno pienamente recuperato anche in Libia, una capacità organizzativa ed un potenziale di intimidazione che stanno rapidamente aumentando anche in Italia, e in Sicilia in particolare.
La presenta della mafia nigeriana è particolarmente capillare in Campania, motivo per il quale i bus in partenza dai porti siciliani non dovrebbero MAI portare giovani migranti nigeriane in quella regione, come purtroppo continua ad accadere. Magari proprio verso i centri di accoglienza ubicati nei pressi di Castelvolturno, consegnando così le ragazze proprio nelle mani dei loro sfruttatori.
Di fronte a questo fenomeno va data immediata attuazione al piano nazionale anti-tratta recentemente approvato, superando la logica premiale che ha finora improntato l'operato delle forze di polizia che offrono protezione solo a chi collabora nelle indagini facendo nomi e dando indirizzi. Il permesso di soggiorno per protezione sociale come previsto dall'art. 18 del T.U. (legge Bossi-Fini) può prescindere dalla collaborazione nelle indagini e va riconosciuto a tutti e tutte coloro che risultino bisognose di protezione rispetto al grave sfruttamento a scopo lavorativo o sessuale.
Non sarà facile che questa diversa impostazione modifichi nel breve periodo l'operato delle forze di polizia, anche a fronte della chiusura, registrata anche in recenti incontri ufficiali, da parte delle autorità di governo, nei confronti delle associazioni indipendenti e dei cittadini solidali.
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