venerdì 28 luglio 2017

Trieste, tre profughi mussulmani violentano una 14enne

Violenza sessuale continuata su una minorenne a Trieste, arrestati tre profughi. Ancora migranti ospiti in città, ancora e sempre mussulmani senza nessun rispetto nemmeno per le adolescenti e che tradiscono le società che li accolgono.


Un cittadino afghano e due pakistani, profughi ospitati in strutture cittadine, sono stati arrestati dalla Polizia di Trieste, al termine di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica per violenza sessuale nei confronti di una minorenne di 14 anni, ospite di una struttura residenziale cittadina.

In manette sono finiti Muhibullah Zerani, afghano, di 22 anni, e i pakistani Arif Hussain (24) e Zubair Khan (22), per una serie di episodi di violenze sessuali avvenute a maggio e giugno scorsi. I giovani avrebbero costretto la ragazzina ad atti sessuali dopo averla avvicinata nel centro cittadino e in esercizi commerciali, e all'interno di alcuni giardini pubblici. La giovane ha raccontato la vicenda a un'educatrice della struttura che la ospita, ed è stata accompagnata all'Istituto pediatrico "Burlo Garofolo" per le visite mediche del caso. Gli investigatori hanno inoltre appurato che gli stranieri erano consapevoli della sua minore età e che avevano abusato di lei.

"Serve più controllo"
«Accelerare tutti i provvedimenti atti a discernere e respingere chi non ha diritto alla protezione internazionale, mantenendo al contempo sotto stretto controllo gruppi e individui soggiornanti». Lo chiede in una lettera inviata al ministro degli Interni, Marco Minniti, la presidente del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani.

Parlando di «atti di brutale violenza», nella missiva Serracchiani ricorda di aver «già ritenuto di intervenire più volte, sia seguendo le vie istituzionali sia attraverso i mezzi d'informazione, per segnalare la pressione cui è sottoposta la comunità del Friuli Venezia Giulia, in ragione della presenza sul territorio di migliaia di individui, in larghissima maggioranza giovani maschi e per lo più portatori di usi e costumi tradizionali che potenzialmente in conflitto con la cultura di un territorio moderno e tollerante»

La scala dei Giganti a Trieste
Il luogo dove è avvenuto almeno uno degli episodi di stupro
Per la Serracchiani «questo è un problema la cui soluzione non può essere relegata a un futuro indefinito e che richiede la messa in atto contemporanea e contestuale di strumenti di prevenzione e di repressione, oltre alla predisposizione urgente di un piano di integrazione socioculturale». Riconoscendo al Ministro dell'Interno, «di aver affrontato con energia il fenomeno delle migrazioni e di aver lavorato per porvi un argine», sottolinea tuttavia «l'orrore che suscita la violenza avvenuta a Trieste, che si aggiunge ad altri atti di diversa criminalità commessi da analoghi soggetti»

Da qui la sollecitazione a «compiere uno sforzo ulteriore, ad accelerare tutti i provvedimenti atti a discernere e respingere chi non ha diritto alla protezione internazionale, mantenendo al contempo sotto stretto controllo gruppi e individui soggiornanti». «Come ho avuto modo di dire, suscitando polemiche di cui ancora adesso non mi capacito - aggiunge Serracchiani - simili atti di violenza mettono gravemente in crisi l'attitudine all'accoglienza delle nostre comunità, nelle quali si insinua un legittimo timore e da cui sorge un sempre più impellente bisogno di sicurezza e rassicurazione. Non si può e non è giusto mettere troppo a lungo alla prova la pazienza dei nostri cittadini»

Dicendosi sicura che è «di immediata evidenza la necessità di agire, con gli strumenti legislativi che sono stati recentemente approvati e, se occorresse, apprestandone altri ancora più mirati», Serracchiani conclude proponendo che questi temi siano al centro anche della visita del ministro Minniti in Friuli Venezia Giulia, programmata in settembre.

Un particolare pensiero viene rivolto alla giovanissima vittima della violenza, «che ha patito un oltraggio supremo e che mi auguro potrà superare questo trauma. E che rimane però come monito per noi tutti, perché sta alle istituzioni difendere chi come lei è indifeso»
(Il Messaggero Veneto)

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