Rosarno, incendio nella baraccopoli dei migranti: morta una donna nigeriana, altre due ferite. Almeno 600 rimasti senza alloggio.
Il rogo è divampato prima dell'alba a San Ferdinando, nella zona industriale alle spalle del porto di Gioia Tauro. Distrutte circa 200 baracche.
Morta una donna. Ma c’e anche qualche ferito nell'incendio che si è verificato la scorsa notte all'interno della tendopoli di San Ferdinando, che si trova nella zona industriale alle spalle del porto di Gioia Tauro. Ancora non si conoscono le cause del rogo divampato prima dell’alba, intorno alle 4.30.
La vittima è una donna nigeriana che si trovava nella parte vecchia della tendopoli. Si chiamava Becky Moses e aveva 26 anni. Era arrivata solo da pochi giorni dopo che le era stato negato il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. Il suo corpo è completamente carbonizzato. Altre due donne sono rimaste ferite in modo grave e sono state accompagnate in ospedale.
La vittima è una donna nigeriana che si trovava nella parte vecchia della tendopoli. Si chiamava Becky Moses e aveva 26 anni. Era arrivata solo da pochi giorni dopo che le era stato negato il permesso di soggiorno per ragioni umanitarie. Il suo corpo è completamente carbonizzato. Altre due donne sono rimaste ferite in modo grave e sono state accompagnate in ospedale.
L’incendio, domato dai vigili del fuoco, ha interessato e distrutto circa 200 baracche. Sul posto, oltre le forze dell’ordine, è intervenuta la protezione civile. È in corso una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto di Reggio Calabria che, alle 8.30, ha tenuto una conferenza stampa.
Nel corso dell’incontro tenuto in prefettura, è scritto in una nota stampa, “sono state pianificate urgenti iniziative per far fronte alle esigenze degli extracomunitari interessati e il prefetto Michele Di Bari, avvalendosi dell’ausilio della Protezione civile regionale, ha disposto l’allestimento di una cucina da campo in grado di soddisfare le primarie esigenze alimentari di almeno 500 persone”
Ai migranti rimasti senza baracca saranno forniti kit igienici, sacchi a pelo e coperte. Sono state avviate le indagini per ricostruire la causa del rogo. Probabilmente le fiamme sono partite da un focolare che i migranti hanno acceso per riscaldarsi dal freddo. Dalla Prefettura fanno sapere che “si stanno approntando le misure per assicurare assistenza e un pronto ricovero ai migranti. In tal senso, il Dirigente regionale della Protezione civile inizierà ad approntare una tensostruttura e una cucina da campo“. Questa dovrà ospitare circa 600 migranti rimasti senza baracca.
Purtroppo però, come ogni anno, gli stagionali che vivono nella tendopoli di San Ferdinando e Rosarno sono molti di più. In questo momento, infatti, sono oltre duemila i migranti presenti tra la tendopoli nuova, i capannoni utilizzati dalla prefettura nella zona industriale e quelli che vivono nella baraccopoli dove si è verificato l’incendio.
Oltre alla ragazza carbonizzata, originaria della Nigeria, due donne, anch'esse nigeriane, sono state ricoverate con prognosi rispettivamente di 20 e 10 giorni. A poche ore dalla tragedia, gli abitanti della tendopoli sono ancora storditi da quello che è successo. “È una tragedia che si poteva evitare”
Verità e giustizia per Becky Moses, uccisa a 26 anni dall’ennesimo incendio a San Ferdinando. Lunedì 29 marcia dei braccianti Chi risponde della vita di Becky Moses, uccisa stanotte a 26 anni dal fuoco nelle baracche di San Ferdinando? Chi è che dopo riunioni su riunioni, pubbliche promesse e nomine di commissari straordinari non ha mai mosso un dito né ha voluto ascoltare le denunce e gli allarmi dell’Unione Sindacale di Base sulle terrificanti condizioni nelle quali sono costretti a vivere migliaia di braccianti per guadagnare pochi spiccioli raccogliendo arance? Quanto dovremo attendere per avere verità e giustizia? Perché questo il Comitato lavoratori agricoli Usb chiede da sempre: verità e giustizia, fin dai tempi dell’uccisione di Sekine Traore nella stessa tendopoli di San Ferdinando. Verità e giustizia che si traducano in riscatto sociale e lavorativo dei braccianti. E invece siamo qui, sabato 27 gennaio 2018, a piangere l’ennesima vittima di una strage silenziosa che si consuma nell'indifferenza. Becky Moses era venuta dalla Nigeria in Italia inseguendo un futuro migliore, come tante, come tanti. Qui, a San Ferdinando, la sua esistenza è stata letteralmente incenerita dalle terribili condizioni nelle quali lei e migliaia di altri migranti sono stati costretti a sopravvivere. Non sono passati nemmeno sei mesi dall'incendio che il 2 luglio aveva già devastato la tendopoli. Da allora tante promesse ma zero fatti. Questa mattina le fonti ufficiali stanno cercando di far passare la terribile e offensiva versione che sì, la nuova baraccopoli era stata tollerata nell'interesse degli stessi migranti. Ebbene, l’Unione Sindacale di Base, i braccianti che sotto la sua bandiera hanno deciso di organizzarsi e lottare, gridano con quanta forza possibile il loro NO alle mistificazioni di una politica, a tutti i livelli, capace solo di produrre documenti privi di effetti concreti sulla vita dei migranti. E anzi, se effetti ci sono stati, sono effetti omicidi. Il Primo Maggio 2017 i braccianti di San Ferdinando, l’esercito della manodopera a buon mercato, hanno marciato fino a Reggio Calabria per reclamare verità e giustizia. Questa mattina gli abitanti della tendopoli scampati al fuoco si sono riuniti e hanno deciso di tornare a marciare lunedì 29 gennaio alle 9, nel nome di Becky Moses uccisa a San Ferdinando dalle logiche disumane dello sfruttamento e del razzismo. La manifestazione partirà alle 9 dalla tendopoli verso il comune di San Ferdinando, dove braccianti e migranti chiederanno un confronto con il prefetto di Reggio Calabria e con il commissario straordinario per l’area di San Ferdinando. USB rivolge un appello a tutte le realtà sociali e politiche territoriali affinché condividano e sostengano la marcia, perché verità e giustizia siano fatte, nel nome di Becky Moses. (Unione Sindacale di Base) |
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