martedì 30 maggio 2017

Namibia. Iniziato il processo contro la Germania per lo sterminio degli Herero (1904)

Donna herero oggi
Più di un secolo dopo il genocidio, a lungo taciuto, delle popolazioni Herero e Nama della Namibia, i discendenti delle vittime hanno chiamato il governo tedesco, allora potenza coloniale, a rispondere in tribunale delle atrocità commesse contro i loro avi.

A gennaio le due etnie hanno intentato una class-action chiedendo un risarcimento e di essere inclusi nei negoziati, in corso da due anni tra i governi di Germania e Namibia, per la stesura di una dichiarazione congiunta sulle stragi. Il processo si è aperto il 16 marzo a New York e la prossima udienza sarà il 21 luglio.

Finora Berlino ha sempre rifiutato di pagare riparazioni dirette, sostenendo che i milioni di euro dati in aiuti allo sviluppo dopo l'indipendenza della Namibia dal Sudafrica nel 1990, siano andati "a beneficio di tutti i namibiani"

Tra il 1885 e i 1903 i coloni tedeschi si impadronirono di terra, bestiame e di altri mezzi di sussistenza dalla gente del posto, innescando la rivolta degli Herero. La risposta fu la sanguinosa battaglia di Waterberg, nell’agosto dello stesso anno, quando circa 80.000 Herero furono costretti alla fuga con donne e bambini verso il Botswana. Le truppe tedesche li inseguirono nel deserto del Kalahari, avvelenando l’acqua dei pozzi. Solo 15.000 di loro sopravvissero.

I fatti risalgono ai primi decenni dell’occupazione tedesca della Namibia (1880-1915). Insieme al Tanganika, a una parte del Camerun e al Togo, la Namibia era la perla delle colonie tedesche in Africa. Il regime coloniale nell'Africa del sud-est era durissimo: continue umiliazioni delle persone e delle loro tradizioni; lavori forzati, accompagnati da percosse fisiche; violenze sulle donne; confisca delle terre e del bestiame.

Il 12 gennaio 1904 scoppia la rivolta degli herero. Il capo, Samuel Maherero, guida la sommossa. Duecento coloni tedeschi sono uccisi, mentre i missionari sono risparmiati. Dopo una prima reazione, giudicata «troppo debole» dalle autorità di Berlino, la rappresaglia tedesca è affidata al nuovo governatore, il generale Lothar Von Trotta. Questi dichiara: «Il popolo herero deve lasciare il paese. In caso contrario, sarò costretto a sloggiarlo coi cannoni».

Davanti al rifiuto degli herero, Von Trotta accerchia le loro terre (lasciando libera soltanto una via di fuga verso il deserto del Kalahari), uccide chiunque capiti a tiro e ordina di avvelenare le sorgenti d’acqua. Ai più turbolenti riserva impiccagioni di massa. Il primo genocidio del XX secolo si protrae dal 1904 al 1907. Quando il governatore Von Lindequist ordina la fine delle operazioni belliche, il bilancio è terrificante: dei circa 90.000 herero originari ne sono rimasti solo 15.000, confinati in “riserve tribali” e utilizzati dai coloni come mano d’opera schiava.

La più piccola etnia Nama affrontò un destino simile. Circa 10.000 di loro furono uccisi mentre cercavano di ribellarsi ai tedeschi.

L'azione legale sostiene, inoltre, che le autorità coloniali abbiano chiuso un occhio sugli stupri di donne e ragazze Herero e Nama da parte dei coloni e sull'uso di lavoro forzato. Le due etnie denunciano anche l’esistenza di campi di sterminio e di esperimenti scientifici sulla popolazione, considerata una razza inferiore.
(News 24)

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