lunedì 15 maggio 2017

News dall'Africa in pillole (9-13 maggio 2017)

Visita del vice-presidente cinese in Burundi per rinsaldare i rapporti economici.
Una visita “storica. Il ministro degli Esteri burundese, Alain-Aimé Nyamitwe, ha definito così la presenza a Bujumbura del vice-presidente cinese Li Yuanchao, arrivato nel paese per una visita di tre giorni, definita dal ministro “molto importante”. La Cina è oggi uno dei principali partner del Burundi e i due governi mantengono un alto livello di cooperazione e di sostegno reciproco all'interno di sedi internazionali come il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

Resta invece alquanto teso il dialogo con l’Unione Europea, primo paese donatore del Burundi, che dopo il golpe del presidente Nkuruziza nell'aprile 2015 e il fallimento dei tentativi di dialogo per la condivisione del potere con le opposizioni, ha congelato tutti gli aiuti finanziari diretti al paese.

La crisi politica burundese ha già fatto tra i 500 e i 2.000 morti, secondo l’Onu e organizzazioni per i diritti umani, e costretto più di 400.000 burundesi in esilio. Bujumbura garantisce da mesi che "la pace e la sicurezza sono tornati", cercando di convincere Bruxelles a revocare le sanzioni. Ma l’ambasciatore dell’UE in Burundi, Wolfram Vetter, parla invece di una situazione che si è deteriorata.

"La sicurezza è ancora superficiale e fragile. Violazioni dei diritti umani, casi di tortura e sparizioni continuano ad essere segnalati. Lo spazio politico e quello dei media e della società civile sono notevolmente ridotti" spiega. Inoltre, la situazione socio-economica del paese, in progressivo deterioramento, sta causando una grave crisi alimentare e la carenza dei generi di prima necessità.
(Rfi Afrique)
Sudafrica. Terzo giorno di scontri per avere lavoro e servizi di base.
Per il terzo giorno consecutivo manifestanti e polizia si sono scontrati in alcune zone di Johannesburg e nella capitale Pretoria. Il "service delivery protests" (il "servizio di consegna delle proteste", così sono state chiamate le manifestazioni) è diretto contro il presidente Jacob Zuma e la sua amministrazione, e sono cavalcate da giovani in cerca di lavoro e di un alloggio migliore. Le proteste, partite lunedì e martedì da Eldorado Park e da Ennerdale, a sud di Johannesburg, si sono allargate ieri, anche a Pretoria.

La persistenza di povertà e disoccupazione, 23 anni dopo la fine dell'apartheid, sta rafforzando la rabbia, spesso diretta contro i governi locali, incaricati della fornitura di servizi, il cui accesso viene negato a molti neri ma non alla minoranza bianca.

Ieri i residenti di un insediamento informale a Laudium, ad ovest di Pretoria, hanno bloccato le strade con rocce e pneumatici bruciati, chiedendo l'installazione di elettricità nelle loro case.

A Finetown, a sud di Johannesburg, i dimostranti hanno gettato rocce e pietre mentre la polizia ha usato proiettili di gomma e di gas lacrimogeni per disperdere la folla. "La situazione qui è che condividiamo appezzamenti di terreno. C'è mancanza di posti di lavoro, non ci sono progetti, i giovani sono semplicemente inattivi, non c'è assolutamente niente", ha detto Vuyo, un leader comunitario di Finetown.

La disoccupazione è al 26,5 per cento e molti tra la maggioranza nera della popolazione hon ha ancora acqua corrente, elettricità, strade e scuole.

L'economia del Sudafrica è cresciuta solo dello 0,3% lo scorso anno. Da mesi il presidente Zuma, a capo anche dell’African National Congress, il partito fondato da Nelson Mandela che governa il Sudafrica dalla fine dell’apartheid nel 1994, è contestato a livello popolare e politico. Tra le varie accuse nei suoi confronti c’è la condanna per frode e lo scandalo del cosiddetto “Guptagate”.
(Voice of Africa)
Repubblica Democratica del Congo. Migliaia di rifugiati congolesi arrivati in Angola.
Migliaia di persone sono fuggite dal sud della Repubblica Democratica del Congo, attraversando la frontiera per cercare rifugio in Angola, un esodo iniziato il mese scorso che sta mettendo in serie difficoltà le popolazioni dei villaggi angolani lungo il confine.

Nel lanciare l’allarme, il governatore della provincia di Lunda Norte, Ernesto Muangala, ha detto che attualmente i rifugiati congolesi nelle sua provincia sono oltre 20.000, quasi il doppio del numero registrato un mese fa. L’arrivo di questa grande massa di persone, ha aggiunto, sta riducendo le già scarse risorse a disposizione degli abitanti del luogo.

I rifugiati sono fuggiti dalle provincie del Kasai, dove da mesi i civili si trovano intrappolati nel conflitto tra esercito (Farc) e milizie locali Kamwina-Nsapu.

Il governatore Muangala ha detto che i rifugiati sarebbero stati spostati dai villaggi sovraffollati in un campo profughi a Lovua, circa mille chilometri ad est della capitale, Luanda.
(Reuters/UNHCR)
Italia-Sudan. Si è tenuto a Roma il terzo forum economico bilaterale.
Si è svolto la scorsa settimana a Roma il terzo Forum per l’economia e gli investimenti che ha visto la partecipazione di 135 diversi potenziali investitori italiani in Sudan.

Durante il Forum, il presidente di Confindustria Assafrica e Mediterraneo, Giovanni Ottati, avrebbe sottolineato l’enorme potenziale sudanese e avrebbe elencato i motivi che consigliano di investire in Sudan. Tra gli altri: il miglioramento della situazione politica, la sicurezza e l’evoluzione economica positiva, dopo che gli Stati Uniti hanno tolto alcune sanzioni contro il paese. Ha anche ricordato la favorevole posizione geografica del Sudan che può facilitare l’espansione degli affari in una vasta regione dell’Africa sub-sahariana.

Per il Sudan, era presente il ministro dell’industria e degli investimenti dello Stato di Khartoum, Abdalla al-Shayqi, che ha apprezzato i rapporti sempre più significativi e stretti tra Roma e Khartoum, e ha invitato a investire nel paese in partnership con il settore privato locale, assicurando che le evoluzioni istituzionali e politiche previste dai documenti usciti dal dialogo nazionale, stabilizzeranno ulteriormente il paese.

A Khartoum, in novembre, si darà seguito alla riunione, con l’organizzazione di un altro meeting cui parteciperanno le stesse compagnie presenti al forum di Roma.

Le promesse dell’Italia al paese chiave delle migrazioni che arrivano sulle nostre coste, si stanno realizzando. Rimangono sempre più sullo sfondo le questioni relative alle violazioni dei diritti umani più elementari, ai conflitti ancora aperti in tre zone del paese, al ristrettissimo spazio politico dell’opposizione e della società civile indipendente e anche quelle relative alla crisi economica, con il deprezzamento continuo della moneta locale sul dollaro e l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, con conseguente aumento della povertà.

E l'Italia continua imperterrita ad appoggiare, in nome del business, un paese governato da un presidente condannato per crimini contro l'umanità in Darfur.
(Sudan Tribune)
Aperta a Londra la terza conferenza internazionale sulla Somalia.
Si è aperta a Londra la terza conferenza internazionale sulla Somalia, organizzata con il patrocinio della Gran Bretagna e delle Nazioni Unite. Le prime due si tennero nel 2012 e nel 2013.

Partecipano alla conferenza, che durerà due giorni, il nuovo presidente somalo, Mohamed Abdullahi Farmajo, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e diversi capi di Stati della regione, e in particolare: Uhuru Kenyatta (Kenya), Yoweri Museveni (Uganda) e Hailemariam Dessalegn, primo ministro etiopico.

Saranno discusse le questioni della sicurezza, dell’aiuto umanitario e dello sviluppo. Il paese è infatti ancora tormentato dall'attività terroristica del movimento jihadista al-Shabab, legato ad al-Qaeda, e sta attraversando un periodo di drammatica siccità.

Si parlerà in particolare, dell’architettura del sistema di sicurezza somalo, che il governo federale dovrà concordare con gli stati federali, e di come garantire la sicurezza nel rispetto dei diritti umani.

Si darà inoltre impulso al finanziamento delle operazioni di aiuto per affrontare la carestia e si concorderà una nuova partnership internazionale, con lo scopo di accompagnare il paese verso una pace più stabile e l’avvio di un più solido sviluppo economico entro il 2020.

Ci sono grandi attese per i risultati della conferenza, dal momento che una Somalia stabilizzata è fondamentale per la pace in tutta la regione e dal momento che le elezioni che si sono svolte nei mesi scorsi hanno aperto prospettive nuove per la governance del paese.
(Africa News)
Cina-Africa. Nel primo trimestre incrementato del 16,8% l'interscambio commerciale.
Il commercio della Cina con i paesi africani nel primo trimestre del 2017 è aumentato di quasi un quinto rispetto all'anno precedente, mentre gli investimenti diretti nel continente sono cresciuti del 64%. I dati sono stati forniti ieri dal ministero del Commercio cinese secondo il quale il boom della cooperazione commerciale tra Cina e Africa è stato favorito dai vantaggi politici di un quadro cooperativo, stabilito dai leader cinesi e africani in Sudafrica nel 2015.

Allora il presidente Xi Jinping aveva annunciato investimenti per 60 miliardi di dollari in progetti di sviluppo a favore dell'agricoltura e della costruzione di reti stradali, porti e ferrovie.

Nel 2017 il commercio totale della Cina con l'Africa è salito del 16,8% (38,8 miliardi di dollari) nel primo trimestre. Ciò è dovuto principalmente ad un salto del 46% delle importazioni annue dall'Africa nel primo trimestre, con un aumento delle importazioni agricole del 18%, mentre le esportazioni cinesi hanno registrato un calo inferiore all'1% rispetto all'anno precedente.

Aumentati del 64% nel primo trimestre anche gli investimenti diretti non finanziari di Pechino nel continente, con picchi del 100% in paesi come Gibuti, Senegal e Sudafrica.

Tuttavia, alcuni esperti del commercio sino-africano sostengono che il forte aumento dei prezzi di prodotti come il rame, potrebbe essere un fattore importante che contribuisce ai notevoli incrementi del valore commerciale nel primo trimestre. Le relazioni commerciali cinesi con i paesi africani, infatti, sono spesso dominate da grossi interessi nell’accaparramento di risorse naturali da parte di Pechino.
(Reuters)
Terrorismo. Mali, Cied e Niger abbattono le barriere giudiziarie.
Dopo la creazione di un esercito comune contro le minacce terroristiche, Mali, Niger e Ciad hanno deciso di unire le forze firmando un accordo di cooperazione giudiziaria che ha lo scopo di rafforzare la sicurezza e il controllo delle frontiere.

In base a questo accordo, i confini fra i tre paesi del Sahel non esistono più dal punto di vista giudiziario. "L'interazione sarà totale", ha detto il ministro della Giustizia del Niger, Marou Amadou. " grazie anche allo scambio dei casellari giudiziari".

Gli esperti dei tre paesi hanno impiegato due anni per arrivare alla firma di questi accordi, che permetteranno a giudici e ufficiali di polizia di perseguire, rintracciare, arrestare e interrogare i presunti terroristi ovunque si trovino. Ma perché il sistema di cooperazione funzioni è necessario anche un aumento, in numero e capacità, di uomini e il rafforzamento delle risorse finanziarie a disposizione dei sistemi giudiziari di ogni paese.

La vasta regione desertica del Sahel è diventata territorio di traffico di droga, armi, esseri umani, e base di gruppi jihadisti come Aqmi o, più a sud, Boko Haram, i cui due paesi maggiormente colpiti, Nigeria e Camerun, non hanno però ancora firmato l'accordo.
(Rfi Afrique)
Kenya. Al via la legge per la concessione del credito con la garanzia di "beni mobili"
Il presidente kenyano Uhuru Kenyatta, ha firmato ieri il Moveable Property Security Rights Bill 2017, una legge che facilita l’accesso al credito ai cittadini a basso reddito che ora possono ottenere prestiti bancari utilizzando come garanzia bestiame, colture oppure elettrodomestici.

La nuova legge facilita l'uso di beni mobili come garanzia per le strutture di credito e stabilisce l'ufficio del Cancelliere dei diritti di sicurezza” ha detto la presidenza, secondo cui questa legge consentirà in particolare a donne, piccoli agricoltori e giovani, l’accesso a prestiti bancari che contribuiranno al rafforzamento dell’economia.

Dietro a questa legge si nasconde in realtà una forte crisi economica, aggravata dalla carestia che quest’anno ha colpito alcune regioni kenyane e paesi dell’Africa orientale produttori ed esportatori di materie prime alimentari come mais, latte e zucchero. La popolazione in Kenya comincia a soffrire la carenza di questi ed altri beni di prima necessità, e l’aumento spropositato dei prezzi d’acquisto.

Non a caso una legge simile è in fase di discussione in parlamento nel disastrato Zimbabwe.
(Africa News)

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