Un nuovo focolaio di Ebola nella Repubblica Democratica del Congo sta suscitando allarmi sul rischio dello scoppio di una nuova epidemia, dopo che il ministero della Salute locale ha accertato la morte di tre persone causata dal virus.
I casi sospetti di infezione finora sono diciassette, cinque campioni di sangue sono stati testati, uno è risultato positivo per il ceppo Zaire del virus ebola, il più letale e lo stesso della micidiale epidemia che, tra il 2013 e il 2015, provocò 11.325 vittime in Guinea, Sierra Leone e Liberia.
La zona attualmente colpita è il distretto di Likati nella provincia settentrionale di Bas-Uélé, a più di 1.300 chilometri a nord della capitale Kinshasa, vicino al confine con la Repubblica Centrafricana.
Nella remota area sta confluendo personale di diverse ONG, fra cui Medici Senza Frontiere, che ha inviato sul posto una équipe di 14 persone per avviare un intervento di emergenza. Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dopo aver annunciato in un comunicato lo scoppio del nuovo focolaio di virus ebola in Africa, ha dispiegato le prime squadre d’intervento per le misure di contenimento nel territorio interessato.
La Repubblica Democratica del Congo ha affrontato più epidemie di ebola di ogni altro paese al mondo e ha acquisito una collaudata esperienza nel combatterle. L’ultima delle quali, che non era legata alla pandemia in Africa occidentale, risale al 2014 e venne rapidamente contenuta, dopo aver causato la morte di 49 persone.
Il virus fece la sua prima spietata comparsa proprio nell’ex Zaire e in Sudan, alla fine dell’agosto 1976. In quel tempo, nessuno sapeva nulla dell’ebola, fino a quando, in un laboratorio belga arrivarono le provette con il sangue infetto di una suora che si era ammalata di una misteriosa febbre a Kinshasa.
Quello manifestatosi nei giorni scorsi, è l’ottavo focolaio di ebola che scoppia in Congo, dove a 41 anni dalla sua scoperta. Stando ai dati ufficiali, l’agente patogeno ha provocato nel paese africano il decesso di 821 persone su 1.073 casi accertati.
La lunga esperienza congolese nella lotta all'ebola ha formato professionalità molto avanzate nel difficile compito di tracciare i contatti degli infetti. Un’attività essenziale per il contenimento del focolaio, che visto l’ancora contenuto numero di casi sospetti potrebbe essere debellato senza ricorrere a programmi di vaccinazione di massa.
Infatti, nel contrasto di quest’epidemia, i sanitari per la prima volta possono contare anche sul nuovo vaccino rVSV-ZEBOV. I risultati ufficiali della sperimentazione sono stati pubblicati cinque mesi fa sulla rivista scientifica ‘The Lancet’ e hanno rivelato che l’antidoto è in grado di rendere il contrasto all'ebola molto più efficace e mirato.
L’rVSV-EBOV è stato sviluppato dall'azienda farmaceutica statunitense Merck Sharp & amp Dohme (Msd), che dopo la conferma da parte dell’OMS del primo decesso in Congo ha prontamente dichiarato la disponibilità di 300mila dosi di vaccino per impedire all'epidemia di trasformarsi in una pandemia.
(Nigrizia)
Nessun commento:
Posta un commento