Gli operatori della Croce Rossa congolese hanno scoperto altre 10 fosse comuni nella centrale provincia del Kasai, in Repubblica democratica del Congo, terreno di scontro da un anno ormai, tra l’esercito e la locale ribellione separatista Kamwina Nsapu.
Il rinvenimento delle 10 nuove sepolture di massa, annunciato ieri dal procuratore generale della Repubblica Flory Kabange Numbi e dal revisore generale delle Forze armate, generale Joseph Ponde, fa salire a 52 il numero totale di fosse comuni scoperte, e ad oltre 3.380 i morti, secondo fonti della chiesa cattolica locale, dall'avvio del conflitto, che dall’agosto 2016 ha provocato un milione e 300 mila profughi.
Delle responsabilità per i massacri milizie e militari si accusano a vicenda
Nel corso della conferenza stampa di ieri nella capitale Kinshasa, Pende ha detto ai giornalisti che i combattenti Kamuina Nsapu sono sospettati delle esecuzioni sommarie e delle sepolture nella provincia di Kasai. Anche il governo aveva in precedenza accusato i ribelli per altre fosse comuni, scoperte nella vicina provincia Kasai-Centrale. Ma qui testimoni locali intervistati lo scorso marzo da Reuters hanno detto d’aver visto mezzi dell’esercito scaricare e sotterrare i corpi.
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Il conflitto L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha di recente accusato una milizia legata al governo, di assassinare e mutilare i civili in Kasai. Le autorità congolesi negano le accuse.
La settimana scorsa, il Consiglio Onu per i diritti umani ha approvato un'inchiesta internazionale sui massacri, nonostante il rifiuto delle autorità congolesi che la considerano una violazione delle sovranità nazionale.
(Voice of Afrique)
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