lunedì 19 giugno 2017

Egitto. Amnesty International denuncia l'escalation della censura digitale

Dal 24 maggio in Egitto è in corso quello che Amnesty International definisce “un assalto alla libertà digitale che deve essere annullato immediatamente”

Da quel giorno il regime ha infatti bloccato almeno 63 piattaforme e siti web, 48 dei quali dedicati all'informazione. Le autorità non hanno chiarito quali attività illegali stessero svolgendo, né i motivi dei provvedimenti, che il governo ha giustificato invocando il ‘contrasto al terrorismo’ e accusando il Qatar (senza però fornire alcuna prova) di sostenere alcuni dei portali bloccati.

Amnesty sostiene d’aver verificato che solo uno dei siti oscurati era collegato a gruppi che usano o promuovono la violenza.

Molti dei portali bloccati erano diventati un rifugio per quelle voci critiche che non potevano più andare in televisione o scrivere sui giornali, l’una e le altre finite sotto il rigido controllo statale, da quando il presidente Abdel Fattah al-Sisi è salito al potere. Tra questi vi è anche l’autorevole portale Mada Masr, indomito nel denunciare costantemente le violazioni dei diritti umani, come le detenzioni arbitrarie, i processi iniqui, la repressione contro le ONG, le esecuzioni extragiudiziali e la pena di morte.

I provvedimenti di oscuramento dei siti web contrastano con quanto stabilito dalla stessa Costituzione egiziana, che vieta la censura dei mezzi d’informazione, salvo che in tempo di guerra e di mobilitazione militare, protegge la libertà d’espressione e di stampa, tanto in forma cartacea quanto digitale, e riconosce il diritto di tutti i cittadini a utilizzare i mezzi e gli strumenti di telecomunicazione.

Le ragioni legali e i poteri sulla base dei quali il governo egiziano ha bloccato i siti sono ambigui e non è chiaro se siano state applicate le leggi ordinarie, che già prevedono la censura per motivi di sicurezza nazionale, o le disposizioni dello stato d’emergenza, dichiarato per tre mesi il 9 aprile a seguito degli attentati contro due chiese a Tanta ed Alessandria. Un’ora dopo gli attentati, le autorità avevano confiscato le copie del quotidiano Albawaba, che aveva chiesto le dimissioni del ministro dell’Interno per non aver saputo impedirli

Lo stato d’emergenza conferisce al governo ampi poteri di sorveglianza e di censura. Il 10 aprile il presidente del parlamento, Ali Albel’al, ha annunciato che questi poteri avrebbero riguardato anche Twitter, Facebook e YouTube - piattaforme usate a suo dire dai ‘terroristi’ per comunicare tra loro, e ha minacciato procedimenti giudiziari contro gli autori di reati informatici.
(Amnesty International)

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