giovedì 8 giugno 2017

Il Burundi accusa l'UE di aver tentato di destabilizzare il paese

Il governo del Burundi si è scagliato contro l'Unione Europea accusando Bruxelles, in una dichiarazione diffusa alla radio e alla televisione nazionale, di aver partecipato e finanziato la destabilizzazione del paese. Secondo Bujumbura vi sarebbero dei documenti che dimostrerebbero che l'Unione Europea aveva finanziato in modo diretto la fuga dal paese di difensori dei diritti umani in Burundi.

Per Bujumbura, i documenti proverebbero che l'Unione Europea ha finanziato nel 2014 chi orchestrò la destabilizzazione del paese l’anno successivo. Un riferimento alla crisi derivante dal golpe attuato dal presidente Pierre Nkurunziza, che modificò la Costituzione facendosi rieleggere per un terzo mandato, e alla dura repressione delle proteste.

"In questi documenti, si segnala che l'Unione europea ha erogato finanziamenti a persone fisiche o giuridiche coinvolte nella destabilizzazione politica del Burundi e attualmente in stato di arresto su mandato emesso dalla giustizia del Burundi" ha detto il portavoce del governo, Philippe Nzobonariba. Questo accrediterebbe, agli occhi del governo, l’idea che l’Europa sarebbe dietro al tentativo di "provocare un cambiamento di regime in Burundi", vale a dire il tentativo di colpo di Stato del maggio 2015.

L'Unione Europea ha risposto ieri respingendo categoricamente quelle che definisce delle "false accuse". Uno dei suoi portavoce ha spiegato che i documenti si riferiscono ad un programma del tutto ufficiale, il cui obiettivo era quello di assistere gli avvocati in difficoltà.

Oggi il Burundi è un paese instabile, privato dei diritti umani, 400mila sono le persone fuggite dal paese, corrotto, e privo perfino della benzina e del carburante per far funzionare le auto.

Catherine Ray, portavoce europea, replica "Ovviamente non abbiamo mai cercato di destabilizzare il paese. L'UE respinge formalmente queste false accuse, basate su un'errata interpretazione di un programma di sostegno ai diritti umani che abbiamo condotto nel paese

"Questi fondi sono stati usati per far uscire dal Burundi, nel 2014, diversi difensori dei diritti umani e le loro famiglie, le cui vite erano in pericolo. Tra coloro che ne hanno beneficiato vi è la famiglia di Pacifique Nininahazwe, la moglie e i cinque figli, una delle principali figure della società civile burundese, alla guida delle proteste contro il terzo mandato presidenziale di Nkuruziza, considerato da Bujumbura come uno i suoi principali avversari"

"La minaccia", aggiunge Catherine Ray, "arrivava direttamente dai servizi di intelligence burundesi"
(Afrique Presse)

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